Quarantotto, Ugo

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Nascita
Trieste; 1880
Morte
Trieste; 1951
Dati anagrafici
1880-1851
Vedi anche
Quarantotto, Silvio

BIOGRAFIA

Ugo Quarantotto, nato a Trieste il 25 maggio 1880, si diploma al Liceo Dante, prima della grande guerra. Aderisce a "L'Innominata", Società di studenti universitari di nazionalità italiana, costituitasi ufficialmente a Trieste il 28 settembre 1902. Membro del direttivo della Società degli Studenti, entra poi a far parte dell’Associazione Patria e vi organizza la gioventù liberal nazionale. Nel 1906, Ugo è presidente della Giovine Trieste, nata nel 1905. Di professione avvocato, sposato con Bianca Suvich, senza figli, Ugo ricopre, dal 25 maggio 1915, la carica di segretario del Comitato per gli Irredenti di Bologna. La scelta di riparare a Bologna, durante la Prima guerra mondiale, gli procura la cancellazione, nel maggio 1916, dalla lista dei difensori penali, da parte della Procura superiore di Stato, in base al disposto del c. 39 del Regolamento di Procedura Penale per l’Impero d’Austria. Ugo risiede, nel 1915, con mezzi propri, presso l’Hotel Corona d’Oro, storico albergo di Bologna, insieme al fratello Gino. La sede del Comitato degli Irredenti è in via Olanda 1, nei locali concessi dalla Presidenza dell'Automobile Club di Bologna. I compiti sono vari, prevalgono le finalità di sostegno economico e morale ai volontari e ai profughi. Sin dalla nascita, il Comitato richiede ai volontari un ritratto munito di firma. Inizia in tale modo la costruzione dell’archivio iconografico della memoria degli irredenti. L'attenzione alla costruzione di un archivio della memoria, già in nuce nella richiesta dei ritratti, viene formalizzata nell'ambito del Congresso delle Commissioni di patronato per i fuoriusciti e i profughi italiani d'oltreconfine, tenutosi a Firenze nel 1916. Il compito della conservazione della memoria e dei cimeli dei volontari è attribuito al Comitato di Milano, con l’intento di realizzare una raccolta da destinare agli erigendi Musei del Risorgimento di Trieste e di Trento. Il 16 novembre 1919, in occasione di una mostra di storia patria, organizzata dalla Società di Minerva a Trieste, appare un articolo su La Nazione che riporta la notizia che il Comitato ha donato, mediante Ugo Quarantotto, "la copiosa raccolta di fotografie e l'incartamento del suo archivio da consegnare al Museo del Risorgimento". In realtà, la donazione avviene parzialmente e solo l'1 aprile 1922, con la cessione di un corpus di ritratti, straordinari stereotipi visivi, capaci di accentuare la mitizzazione degli eroi irredenti. L'excursus fotografico si configura come un inno alla bella morte: la morte per l'Italia. La scelta di Ugo Quarantotto di consegnare i ritratti l’1 aprile 1922 non è casuale, ma coincide con la riapertura del Museo del Risorgimento triestino a Villa Basevi, avvenuta l'11 aprile del 1922. Il Museo di Storia Patria, nato nel 1910, a Villa Basevi, a seguito della donazione delle raccolte di Filippo Zamboni, viene chiuso durante il periodo bellico. Dopo la riapertura del 1922, nel 1934, le memorie patrie donate da Filippo Zamboni e quelle risorgimentali sono trasferite presso la Casa del Combattente di Umberto Nordio, nell’ambito di un progetto di risistemazione urbanistica voluto dal regime fascista. In quegli anni si susseguono con particolare frequenza i doni al Museo del Risorgimento, luogo in cui le memorie risorgimentali si conservano insieme a quelle della Prima guerra mondiale. Con il dono dei ritratti, nel 1922, Ugo Quarantotto propone un excursus agiografico: una sorta di <<legenda aurea>> giuliana in più tempi, dove le immagini, come nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze (raccolta medievale di biografie agiografiche), costituiscono delle biografie iconiche dei volontari irredenti. Tornato a Trieste, dopo la guerra, Ugo Quarantotto svolge la professione di avvocato, anche in qualità di rappresentante delle cause del Comune nelle vertenze con il personale. Insieme al fratello Silvio, notaio, si occupa della pratica successoria riguardante la donazione Zanetti, per cui viene retribuito il 31 dicembre 1935 dal Comune con lire 9.919,10. Nel 1946, è tra i soci fondatori (nonché segretario) del Circolo della Cultura e delle Arti di Trieste, costituitosi su iniziativa dello scrittore Giani Stuparich. Il Circolo si configura come un'istituzione culturale a salvaguardia dell'italianità di Trieste, dal carattere fermamente apolitico, aperto ad accogliere il contributo di tutti coloro i quali, indipendentemente dalla convinzione politica, credono nel valore morale, sociale e umano della cultura e dell'arte e nella volontà di mantenere viva l'identità culturale della città. Ugo Quarantotto muore il 25 novembre 1951 nella sua città natale. Solo dopo la morte di Ugo, il fratello Silvio, in parte nel gennaio e poi nel marzo del 1957, consegna al Comune l'archivio fotografico del Comitato per gli Irredenti di Bologna, che il fratello maggiore aveva trattenuto insieme all'archivio documentale. Racconto promozionale, teso a esaltare l'italianità di Trieste, con immagini che descrivono i fermenti pro Italia, come: le manifestazioni in favore dell'Università italiana del 1901; le celebrazioni per l'anniversario della morte di Verdi del 1913; l'entusiasmo dei volontari giuliani, alla partenza da Bologna del 1915; infine, gli scatti privati dell'eroe di guerra Guido Zanetti, immortalato con la madre crocerossina, unitamente alle immagini dei suoi funerali evocanti la retorica della bella morte. I positivi donati nel 1976 da Silvia Quarantotto, figlia di Silvio, dopo la morte del padre, ci consegnano un album di immagini della guerra sul Carso scattate dall'Ufficio fotografico artistico di Udine. Immagini di guerra, anch’esse con un fine propagandistico di matrice nazionale, quindi, di minor impatto rispetto alla causa irredentista.

Bibliografia

Colecchia Claudia, Che vi è di più bello che morire con una palla in fronte : retorica di guerra nel fondo fotografico Ugo Quarantotto, conservato presso la Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste, in Il dolore, il lutto, la gloria : rappresentazioni fotografiche della Grande Guerra fra pubblico e privato, 1914-1940, Milano, Angeli, 2019, pp. 124-144
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