Rasponi del Sale, Augusta

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Nascita
Ravenna; 1864/11/16
Morte
Ravenna; 1942/10/11
Dati anagrafici
Ravenna, 1864-1942

BIOGRAFIA

Nacque a Ravenna il 16 novembre 1864, primogenita e unica figlia del conte Lucio, protagonista del Risorgimento ravennate, e di Amelina Campana. Personalità poliedrica e anticonformista, fu un’illustratrice conosciuta e apprezzata forse più all’estero che in Italia; si firmava con lo pseudonimo di Gugù, diminutivo attribuitole in famiglia. Esordì nel 1899 con il Calendario di Gugù, pubblicato per le Arti Grafiche di Bergamo e subito si impose come apprezzata illustratrice di libri per l’infanzia, distinguendosi per il «sottile ed elegante segno di ascendenza inglese, legato al prerafaellita mondo del nursery-rimes anche nella scelta dei soggetti, rappresentati soprattutto da bambini e animali» (Pallottino, 1982, p. 39). Curò poi per la libreria Hachette di Parigi le illustrazioni di fiabe scritte da autori francesi, tra cui: Tur-lu-ri (s.d.) di Charles Moreau Vauthier; La mère l’oie (1900) di Paul Bilhaud; La belle Histoire du prince Muguet (1901) di Jacques Jacquin. Presso il grande editore londinese William Heinemann uscì il libro per bambini, da lei scritto e illustrato, Mother Duck’s Children (1900). Nel 1910 illustrò il libro Le meraviglie di fata natura della scrittrice inglese Edith Hirons, poi tradotto in italiano nel 1910 ed edito da Bemporad nel 1912. Gugù Rasponi collaborò inoltre alle principali riviste per ragazzi del periodo giolittiano: Il giornalino della domenica, dal 1909 al 1911; il Corriere dei Piccoli, dal 1909 al 1910; l’Italia! (1912). I suoi disegni, che denotavano un’osservazione attenta del mondo infantile, arricchirono diversi libri per l’infanzia, editi in Italia in quel periodo, tra cui: Mondo infantile. Scene dal vero di Augusta Reggiani Banfi (Milano 1900); Il libro delle oche di Marco Bisi (Firenze 1910); Ancora! Un altro libro dei bimbi, fortunata raccolta di rime di Lina Schwarz, pubblicata a Milano nel 1910 e più volte ristampata. Illustrò inoltre i numerosi racconti per bambini di Luisa Cittadella Vigodarzere, e successivamente il volume di Dedè Pintor Dorè, Dai ricordi di una bambina (Torino 1925). Quella rappresentata da Rasponi era un’infanzia a cui si riconoscevano peculiarità e diritti irrinunciabili, colta nelle sue innumerevoli espressioni. Con i suoi disegni, intendeva portare all’attenzione del pubblico i bisogni fondamentali dei bambini che per lei andavano salvaguardati in ogni modo. Non volle mai trasformare il suo talento artistico in una vera e propria professione, ma ne fece uno strumento volto a una sensibilizzazione ad ampio raggio nei confronti delle esigenze infantili, da rispettare e valorizzare in termini di libertà, creatività, autonomia: il gioco era infatti il filo conduttore dei suoi disegni. Ma fu soprattutto all’infanzia più povera e disagiata che Gugù Rasponi dedicò ogni suo sforzo, fino a impegnare tutto il suo ricco patrimonio familiare per sopperire alle numerose richieste di soccorso e di aiuto che le pervenivano. Nel 1914 pubblicò a sue spese, presso lo stabilimento poligrafico emiliano a Bologna, La mia statistica. Piccolo studio sull’allevamento dei bambini, in cui intendeva dimostrare che le consuete pratiche di accudimento dei bambini incidevano in maniera determinante sugli elevati tassi di mortalità infantile nel Ravennate. Il volume era rivolto alle madri, per sensibilizzare una loro presa di coscienza contro la diffusa pratica del baliatico, cercando di vincere al tempo stesso le loro diffidenze nei confronti dell’allattamento artificiale. A sostegno della sua battaglia, Rasponi ricorse all’utilizzo della fotografia, alla rappresentazione iconografica, al racconto di storie di vita, al fine di rendere i criteri scientifici esposti il più possibile chiari ed efficaci. Evidenziò inoltre i dati raccolti sulla mortalità infantile nel Ravennate fra il 1890 e il 1912 avvalendosi di tabelle statistiche. Elevato fu il numero di casi presi in esame (4239) che corrispondeva a circa il 12,5% di tutti i nati in quel periodo nel Comune di Ravenna. Attraverso l’individuazione di alcune variabili, i casi osservati vennero analizzati suddividendoli per classe sociale, età dei bambini e tipo di allattamento. I dati sulla mortalità, riferiti ai piccoli allattati da balie, risultarono essere i più alti, il 16% e il 46%, a seconda che l’allattamento avvenisse in famiglia o presso la balia, all’esterno. Molto elevata appariva anche la percentuale dei bambini morti a causa delle cattive condizioni socioeconomiche e di un retroterra culturale carico di pregiudizi e privo di nozioni di puericultura. L’anno successivo Rasponi diede alle stampe il volume Alla conquista della salute (Milano 1915), dedicato alla profilassi igienica dell’infanzia, che venne premiato al concorso indetto dall’Associazione dei medici scolastici italiani. Le sue idee risultavano innovative rispetto alla puericultura del tempo, rappresentata dal manuale di Aleksandr Eduardovich Hippius (Il medico dei fanciulli come educatore. Manuale pratico per genitori, medici e maestri, Bari 1914), uno dei più noti e diffusi in materia. L’intento divulgativo della sua opera si realizzò soprattutto tramite la pubblicazione, a sue spese, di calendari e cartoline, di cui faceva dono ad amici e conoscenti per sensibilizzarli ai problemi infantili; l’immagine consueta con cui Gugù Rasponi si autorappresentava era la figura protettiva dell’oca. Nella Prefazione a uno dei suoi tanti calendari, dove raffigurava i bambini insidiati da quattro diavoli (ignoranza, egoismo, impostura, ipocrisia), dichiarò: «Vorrei delle ali immense per poter proteggere, difendere tutti i bambini da ogni malanno possibile!!» (Vice calendario di Gugù, Bologna-Milano 1910, p. 1). Il suo impegno personale – anche se in maniera piuttosto defilata per via del suo carattere introverso – riuscì a trovare alcune convergenze con le associazioni e le istituzioni. Dopo il terremoto di Messina, nel 1908, contribuì insieme ad alcune filantrope a dar vita al Patronato regina Elena per il soccorso ai bambini orfani. Diresse, inoltre, l’Opera dei figli dei carcerati impegnandosi a procurar loro un’educazione professionale e un lavoro dignitoso. Nel 1914 fece parte del comitato ravennate della Croce rossa italiana, lavorando come capo-infermiera negli ospedali militari. Nel 1933 venne nominata patronessa dell’Opera nazionale maternità e infanzia (ONMI), continuando la sua precedente collaborazione con i medici e i pediatri nel campo della prevenzione sanitaria. Nel Natale del 1938 le venne attribuito – a sua insaputa – il premio della bontà, istituito dall’industriale milanese Angelo Motta. Morì il 10 ottobre 1942 nella sua casa di Ravenna, a causa di una trombosi che l’aveva resa inferma negli ultimi anni della sua vita. Testo tratto dall'Enciclopedia Treccani

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