Nato a Trieste nel 1863 da Agostino Mayer, muratore e imprenditore edile di origine carnica, ebbe i primi rudimenti nella bottega dello scultore ornatista Luigi Conti, prima di passare in qualità di apprendista alle dipendenze della Società Operaia degli Scalpellini di Trieste, che nel 1881 gli rilasciò un attestato di buon profitto per aver lavorato due anni con il gruppo. Nel 1882 si iscrisse alla Scuola Triestina di Disegno e Professionale, nota con il nome di Banco modello, frequentando per quattro anni i corsi domenicali in particolar modo quello di Ornato tenuto da Giuseppe Savorgnani e quello di Plastica, diretto da Giovanni Depaul. Verso la fine del 1882 andò a Milano dove fino al 1890 frequentò l'Accademia di Belle Arti di Brera, seguendo i corsi di Ornato, Elementi di figura, Prospettiva, Anatomia, Scuola di nudo e ricevendo varie menzioni e premi. A Brera frequentò pure dal 1887 al 1890 la Scuola Speciale di Scultura sotto la guida di Francesco Barzaghi, ottenendo due volte il premio con medaglia d'argento per i progressi fatti. Conclusi gli studi accademici, Mayer insegnò disegno ornamentale presso la Scuola del Consolato Operaio Milanese e allo stesso tempo frequentò la bottega dello scultore Andrea Malfatti. Ai primi anni Novanta (1892-1893) risalgono i lavori nella Chiesa di S. Stefano a Tradate, per la quale eseguì otto busti di santi e medaglioni a rilievo, e i medaglioni per la Villa Reale di Monza (1892), raffiguranti i Reali di casa Savoia. Lo scultore aprì un suo atelier a Milano, eseguendo importanti lavori che gli diedero fama come il Monello (1893). Nel 1895 espose alla Biennale di Venezia al Lido, due anni dopo alla Triennale di Brera Il Lutto e il Gaetano Donizetti. Durante il periodo milanese tenne sempre contatti con l'ambiente triestino, partecipando nel 1893 con un bozzetto al concorso per un monumento a Domenico Rossetti. Nel 1900 gli fu commissionato il monumento funebre della famiglia Paleologo per il Cimitero greco orientale di Trieste e da quell'anno rientrò a Trieste, stabilendovisi definitivamente. A Trieste riprese i contatti con il Circolo Artistico, progettò ed eseguì varie opere tra cui diversi monumenti funerari, l'Ampolla di Dante da porre nella tomba del poeta a Ravenna (1908), la parte decorativa del Faro della Vittoria (1919-1927), in collaborazione con l'architetto Arduino Berlam. Fu molto apprezzato anche come medaglista.
Bibliografia
Dizionario Biografico degli italiani, vol. 9, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1967 Consulta OPAC
BiblioEst
Messina Michela, "Splendi e ricorda". Il Faro della Vittoria a Trieste, in "Atti dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste", 19, 2002-2003, pp. 77-91 Consulta OPAC
BiblioEstSBN