Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
Michelangelo Buonarroti nacque a Caprese nel 1475, fu architetto, scultore, pittore e poeta. Rappresenta uno dei più alti esempi di artista a tutto tondo, completamente immerso e frutto della cultura rinascimentale. Intraprese i suoi studi nella bottega del Ghirlandaio, dove imparò soprattutto l'arte del disegno. Alla scultura invece si accostò frequentando il giardino mediceo di S. Marco dove era raccolta la più scelta collezione di sculture antiche e Bertoldo di Giovanni, allievo di Donatello, addestrava I più promettenti giovani fiorentini. A questo primo periodo della sua arte risalgono la Madonna della Scala e la Battaglia dei Centauri; in entrambe le opere è evidente l’influenza di Donatello, ravvisabile soprattutto nella tecnica del rilievo a stiacciato della Madonna e nel confronto con la plastica antica. B Nel 1494 lasciò Firenze per soggiornare brevemente a Venezia e poi a Bologna. Il suo primo soggiorno romano (1496-1501) risale la statua della Pietà commissionata dal cardinale francese Jean de Bilhères; l’opera ebbe una grandissima risonanza, anche perché fu posta in un luogo altamente visitato (rotonda di S. Petronilla presso l’antica Basilica di San Pietro). Il soggetto religioso viene interpretato qui in una maniera molto personale, travalicando quelli che erano I punti di riferimento della statuaria classica. L’opera rivela anche quanta importanza abbiano avuto nella formazione di Michelangelo le esperienze della scultura del Quattrocento, oltre a Donatello, Verrocchio e specialmente Benedetto da Majano. Tornato a Firenze nel 1501, Michelangelo ebbe numerose ed importanti commissioni e la sua profonda adesione agli ideali civili ed etici della repubblica fiorentina si concretizza nel David. L’opera fu ricavata da un unico blocco di marmo e rappresentò il superamento di una difficoltà materiale sfruttata egregiamente dall’artista che riuscì a esprimere l’energia e la determinazione che precede l’azione. Nel 1505 venne chiamato a Roma da Giulio II che lo incaricò del proprio mausoleo: questa commissione, la progettazione e la realizzazione del mausoleo, furono un pensiero costante che accompagnerà Michelangelo per i successivi quarant’anni. Nel 1508 ricevette quella che forse è una delle sue commissioni più importanti, o comunque una di quelle per cui è maggiormente ricordato dal pubblico: la realizzazione della volta della Cappella Sistina, conclusasi solo nel 1512. Il progetto iniziale, che prevedeva solo il rifacimento della volta, fu ampliato fino a comprendere anche le lunette e i quattro grandi pennacchi d’angolo. La volta della Cappella Sistina è in grado ancora oggi di stupire e lasciare ammaliati: la costruzione architettonica ideata dallo stesso Michelangelo, la perfetta orchestrazione cromatica, la plasticità dei corpi, la loro minuziosa descrizione, la rendono uno degli esempi più alti dell’arte del Cinquecento. La morte di Giulio II lo obbligò a pensare al sepolcro che il Papa gli aveva commissionato: venne rifatto il contratto per un progetto in forma ridotta. Al 1513 risale il Mosè, une delle sei statue sedute da collocare nel piano del mausoleo e che era destinata ad una visione dal basso. Contemporaneamente alla sua attività di pittore e scultore, Michelangelo si dedicò anche all’architettura, realizzando costruzioni i cui esempi illustri sono individuabili ad esempio nella cappella in Castel. S. Angelo, nella costruzione della Sagrestia Nuova di S. Lorenzo e nella Biblioteca Laurenziana, la trasformazione della Piazza del Campidoglio, così come sono suoi i disegni per la realizzazione della Cupola di San Pietro. Sopraggiunse il Sacco di Roma nel 1527 e questo evento rappresentò una cesura netta tra ciò che era stato prima e ciò che divenne dopo. Iniziò un periodo turbolento per Michelangelo, il quale si spostò prima a Firenze ma, sospettando un imminente tradimento da parte di Malatesta Baglioni, riparò a Ferrara, poi a Venezia e valutò anche la possibilità di spostarsi in Francia. Ristabilitasi una sorta di tranquillità, nel 1533 venne richiamato a Roma da Clemente VII che gli commissionò la decorazione della parete retrostante l’altare della Cappella Sistina con scene del Giudizio Universale. Nel 1536, distrutti i dipinti del Perugino e i suoi propri, intraprese l’affresco che fu finito e scoperto soltanto nella vigilia di Ognissanti del 1541, tra l’ammirazione generale. Non mancarono ovviamente anche le voci discordi dei moraleggianti e poco dopo Daniele da Volterra ebbe l’incarico di coprire in parte le nudità di molte figure del Giudizio. In seguito l’oscuramento prodotto dai ceri e forse i ritocchi per schiarire lo sfondo, resero fosco il dipinto nel quale si potevano intravedere solo alcuni sprazzi dell’azzurro più vivo. Nel 1994 è stato effettuato un importantissimo intervento di restauro che ci permette oggi di vedere i colori originariamente utilizzati e rimanere estasiati dalla potenza cromatica e visiva di un’opera unica nella fattura e potenza espressiva. Nell’ultimo periodo della sua vita Michelangelo si dedico principalmente all’architettura, ma non mancarono grandi e tragiche affermazioni anche in scultura e pittura, nelle quali ogni ideale rinascimentale di bellezza è abbandonato coma caduco e l’artista, che ormai lavora spesso liberamente per sé ricerca i moti più profondi dell’animo. Michelangelo morì a Roma: il suo corpo fu portato a Firenze dove ebbe esequie solenni in S. Lorenzo e fu sepolto in S. Croce.