Vialli, Vittorio

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Nascita
Cles; 1914
Morte
Bologna; 1983
Dati anagrafici
1914/ 1983

BIOGRAFIA

Nacque a Cles (Trento) il 1° febbraio 1914, quarto di sei figli (cinque maschi e una femmina) di Vittorio, segretario comunale, e di Ida Ferrari, casalinga. Compì gli studi giovanili presso il liceo arcivescovile (detto dei Polentoni') di Trento, dove la famiglia si era trasferita per consentire l'istruzione della prole. Conseguita la maturità scientifica nel 1933, si iscrisse all'Università di Pavia presso cui il cugino Maffo Vialli (1897-1983) era già titolare della cattedra di anatomia comparata; qui ebbe come compagna di studi in scienze naturali la figlia di Maffo, Giulia, futura docente di paleontologia presso l'Ateneo pavese, con cui condivideva la passione per l'ambiente montano. Conseguì la laurea con lode in scienze naturali nel 1937 sotto la guida di Paolo Vinassa de Regny, con una tesi sulle ammoniti del monte Peller (Dolomiti di Brenta). Già assunto da studente nel 1936 come tecnico presso l'istituto di geologia di Pavia, vi prestò servizio come assistente sino al 1938, con una pausa nel 1937 per il servizio di leva quale allievo ufficiale. Nel gennaio del 1939 venne assunto quale conservatore di geologia e paleontologia presso il Museo civico di storia naturale di Milano. Dopo l'entrata dell'Italia nelle ostilità fu richiamato nell'esercito quale tenente di fanteria e destinato nel 1941 al fronte greco-albanese. Dalla zona di guerra contrasse matrimonio per procura, nel maggio dello stesso anno, con Liana Mazzoldi, di origini trentine e all'epoca diciassettenne, conosciuta a Milano. Dal matrimonio sarebbero nati i figli Silvana (1947) e Bruno (1953). Dopo un periodo come combattente di trincea in Albania, Vialli fu aggregato a un reparto di Marina di stanza in Grecia, dapprima ad Atene e poi a Istmia come responsabile, in qualità di geologo, del funzionamento strategico del canale di Corinto, che perlustrava quotidianamente monitorando la stabilità delle sponde. All'indomani dell'armistizio dell'8 settembre 1943 Vialli e i commilitoni furono catturati dai tedeschi e deportati in Polonia, con un travagliato viaggio durato un mese in vagoni bestiame piombati attraverso Grecia, Iugoslavia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Austria e Germania. Avendo rifiutato di aderire alla Repubblica sociale italiana e di combattere sul fronte italiano al fianco dei nazisti, condivise con oltre settecentomila altri connazionali un destino di cattività, senza riconoscimento dello status di prigionieri di guerra. Scontò quasi due anni di reclusione, come Italienische militärinternierte n. 6168, in diversi lager (ottobre 1943 a Luckenwalde, presso Berlino; dal novembre 1943 a Beniaminowo, vicino Varsavia; poi in Bassa Sassonia, dapprima Stalag XB di Sandbostel dal marzo 1944 e poi Stalag XIB di Fallingbostel dal gennaio 1945). Tra i compagni di prigionia lo scrittore Giovannino Guareschi, il pittore e illustratore Giuseppe Novello, il comandante Giuseppe Brignole, ufficiale di Marina e prima medaglia d'oro al valor militare durante la seconda guerra mondiale, il trentino Luigi Candido Rosati, futuro senatore della Democrazia cristiana. Vialli, per il quale la fotografia era una passione oltre che strumento di ricerca scientifica, riuscì a celare e custodire la sua macchina Zeiss Super Ikonta, già utilizzata nelle operazioni militari in Grecia e in Albania; dopo qualche tempo la cedette a un soldato della Wermacht, che gliela restituì dopo la fine delle ostilità. Grazie all'amico più stretto Vittorio Paccassoni, ingegnere di Fano, acquisì una macchina più piccola, una Voigtländer Leica, nascosta dalle perquisizioni, tra coraggio, buona sorte e incoscienza. Le pellicole furono riportate in Italia e sviluppate solo dopo la fine della guerra. Il 5 aprile 1945, mentre la disfatta nazista maturava rapidamente, giunse l'ordine di trasferimento dei prigionieri di Fallingbostel ai vicini campi di sterminio di Bergen Belsen e di Buchenwald. L'avanzata di una divisione corazzata inglese evitò il peggio: il 16 aprile 1945 le truppe liberatrici entrarono nel campo di prigionia; Vialli documentò fotograficamente anche le fasi del combattimento. In grave stato di denutrizione e affetto da pleurite, fu trasferito nel maggio del 1945 nel campo di Bomlitz, sempre in Bassa Sassonia, riadattato a ospedale militare inglese per i prigionieri; conclusa la degenza fece finalmente ritorno in Italia il 30 agosto 1945. Dopo trent'anni Vialli avrebbe pubblicato, stimolato da moglie e figli, il libro Ho scelto la prigionia (Bologna 1975) in cui è narrata per immagini la sua esperienza di internato militare, con prefazione del futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini e scritti di quello allora in carica, Giovanni Leone, di Ferruccio Parri e di Raffaele Cadorna. Liana lo assistette nelle operazioni di cernita e descrizione cronologica del repertorio fotografico, dal forte impatto emotivo, vincendo la sua ritrosia a rievocare quelle tragiche esperienze. Con il supporto del figlio Bruno curò una seconda edizione (Roma 1982) a tiratura limitata. La galleria fotografica con le dettagliate didascalie, in alcuni casi contenenti spunti di ironia dell'autore, è una straordinaria documentazione del periodo bellico, dagli eventi conseguenti all'armistizio e alla deportazione, alla quotidianità dell'internamento nei campi, sino all'epilogo della liberazione e al rientro in patria. Il lascito di Vialli consta di oltre quattrocento fotogrammi e di alcuni schizzi disegnati su supporti di fortuna. Si tratta di un fondo documentale di straordinario valore storico e di grande importanza simbolica, che documenta la Resistenza passiva' di gran parte degli internati militari italiani che, scegliendo per varie ragioni la prigionia, rifiutarono la guerra civile e diedero un contributo alla sconfitta del nazifascismo. Al ritorno in Italia Vialli raggiunse Cinisello Balsamo, dove la moglie aveva trovato accoglienza come sfollata da Milano dopo i bombardamenti. Dal marzo del 1946 riprese il suo impiego presso il Museo civico e si dedicò alla sua ricostruzione dopo le devastazioni belliche, curando il riordino delle due biblioteche, l'allestimento di aule didattiche e degli spazi museali secondo moderni criteri espositivi e l'incremento delle collezioni geopaleontologiche, tramite sia ricerche in Italia centrosettentrionale (da lui direttamente condotte sul campo con mezzo a due ruote) sia scambi internazionali di reperti fossili. Nel 1951 si trasferì a Milano e nel 1957 venne nominato vicedirettore del museo. Fu al tempo stesso docente incaricato di geografia nei corsi di laurea in scienze geologiche e scienze naturali (a.a. 1955-56 e 1960-61); conseguì la libera docenza in paleontologia nel 1958 ed entrò nella terna per l'ordinariato all'Università di Palermo. Nel 1961 si trasferì a Bologna, dove prese servizio all'università quale vincitore del concorso per la cattedra di paleontologia, appena istituita. Nel nuovo incarico accademico Vialli si dedicò con passione alla ricerca, all'attività museale e alla didattica, affrontata con approccio geostorico e rifuggendo il tradizionale taglio tassonomico; il suo stile libero e indipendente fu apprezzato da colleghi e allievi, persino durante le epoche difficili della contestazione studentesca. Fu anche docente di geografia dal 1967 al 1975 e ricoprì dal 1970 al 1980 (quando per ragioni di salute si dimise dagli incarichi) la carica di direttore dell'istituto di geologia e paleontologia; diresse contemporaneamente il Museo geologico Giovanni Capellini, presso cui allestì l'innovativa sala didattica, inaugurata nel 1967 e in seguito a lui dedicata. Tra le attività di scavo va menzionato il recupero e restauro (1965) di uno scheletro completo di Balaenoptera aucutorostrata, scoperto nei limi pliocenici di Gorgognano (val di Zena, medio Appennino bolognese), tuttora conservato presso il Museo. La produzione scientifica di Vialli è composta da un numero contenuto di pubblicazioni vertenti su temi di paleontologia stratigrafica e sistematica e di evoluzione, oltre a temi prettamente geologici incluso il rilevamento e la cartografia (trentasei tra articoli e carte, oltre ad alcuni testi didattici). Nel suo contributo scientifico complessivo va annoverato il grande impegno nelle attività didattica e di conservazione museale. Si occupò inizialmente di ammoniti, sulla scia della tesi di laurea, passando poi ai Vertebrati, prevalentemente Mammiferi, spaziando anche su temi paleobotanici. Tra i suoi primi lavori, di carattere paleontologico, si citano: Ammoniti giurassiche di Monte Peller, in Memorie del Museo di storia naturale della Venezia tridentina, IV (1937), pp. 99-148; Nuova varietà di Megacero rinvenuta in Lombardia, in Atti della Società italiana di scienze naturali, LXXVIII (1939), pp. 225-272. Compì rilevamenti geologici dei monti Peller e Sasso Rosso, confluiti nella Carta geologica del Gruppo di Brenta, pubblicata da Livio Trevisan in Memorie dell'istituto di scienze geologiche dell'Università di Padova, XIII (1939), alla scala 1:50.000, nonché nel 1939 di alcuni settori delle Prealpi Venete per i fogli n. 23 Belluno (1941) e n. 22 Feltre (1942) della Carta geologica d'Italia alla scala 1:100.000. Dopo la lunga pausa impostagli dalla seconda guerra mondiale, egli tornò a pubblicare verso la fine degli anni Quaranta, producendo alcuni articoli. Tra questi: Nuova faune ad ammoniti del Barremiano lombardo, in Atti della Società italiana di scienze naturali, LXXXVIII (1949), pp. 35-63; I foraminiferi priaboniano-luteziani del monte Orobio (Adda di Paderno), ibid., XC (1951), pp. 97-168. Il lavoro sui Vertebrati lo occupò per buona parte degli anni Cinquanta, durante il servizio presso il Museo milanese; tra gli scritti di quel periodo si rammentano: Sul rinoceronte e l'elefante dei livelli superiori della serie lacustre di Leffe (Bergamo), in Memorie della Società italiana di scienze naturali, XII (1956), pp. 3-70; I Vertebrati della breccia ossifera dell'Interglaciale Riss-Würm di Zandobbio (Bergamo), in Atti della Società italiana di scienze naturali, XCVI (1957), pp. 51-79; Uno scheletro di dinosauro del Museo civico di storia naturale di Milano (Kritosaurus notabilis Lambe). Osservazioni preliminari, ibid, XCIX (1960), pp. 169-185. Su temi di ampio respiro produsse i lavori: Le varve e la geocronologia assoluta degli ultimi 15 millenni, ibid., XCII (1953), pp. 127-152; La soluzione del problema di Piltdown, in Natura, XLVI (1955), pp. 36-41; Il problema delle specie e la paleontologia (con cenni sulla variabilità specifica), in Giornale di geologia, XXXI (1963), pp. 735-818. Fu autore di apprezzati testi didattici, quali Geografia (Bologna 1966), Appunti di paleontologia (Bologna 1974) e Lezioni di paleontologia (Bologna 1985). Diverse le affiliazioni ad accademie e istituzioni scientifiche, ove ricoprì incarichi di rilievo: Società geologica italiana dal 1937; Società paleontologica italiana, di cui fu segretario dal 1957 (durante la presidenza di Eugenia Montanaro Gallitelli assieme a cui fondò il Bollettino societario) sino al 1965; Società italiana di scienze naturali di Milano, con ruolo di segretario tra il 1950 e il 1961; Istituto delle scienze dell'Università di Bologna; Società di scienze naturali del Trentino e dell'Alto Adige (membro corrispondente dal 1949); Ateneo di scienze, lettere ed arti di Bergamo (membro corrispondente dal 1957); Accademia degli Agiati di Rovereto (membro corrispondente dal 1964); Society of vertebrate palaeontology (Stati Uniti d'America); Naturforschende Gesellschaft in Basel (Svizzera). Dopo due infarti consecutivamente subiti a breve distanza nel 1979, che lo minarono nel corpo e nello spirito, morì improvvisamente per ictus a Bologna il 5 febbraio 1983. Per donazione dei familiari è stato costituito nel 2001 presso l'Istituto storico Parri di Bologna il fondo Vialli, composto dai negativi originali delle oltre quattrocento fotografie. Il materiale fotografico e i disegni sono stati utilizzati nell'allestimento di varie esposizioni temporanee e permanenti: la mostra itinerante Prigionieri per la libertà, finanziata dalla CISL e curata da G. Taraborelli (Rimini 2007), poi riallestita in altre sedi italiane (Bologna, Padova, Cles, Riccione); la mostra 8 settembre 1943, I.M.I. Internati Militari Italiani (Rovereto 2013); la mostra itinerante Resistere senz'armi. Storie di internati militari italiani nel Terzo Reich (1943-1945), realizzata dall'IVESER- Istituto veneziano per la storia della Resistenza (esposta tra il 2014 e il 2016 a Venezia, Mestre, Mirano, Spinea, Dolo, Camponogara); la mostra Il coraggio del no. La resistenza silenziosa degli internati militari italiani (Impruneta 2014); la mostra permanente Tra più fuochi, la storia degli internati militari italiani 1943-1945 (Berlin, Dokumentationszentrum, novembre 2016). Il romanzo a fumetti Stalag XB di M. Ficarra (Verona 2009), in cui l'autore narra la vicenda del suo familiare Gioacchino Virga morto ventenne nel campo di Sandbostel, si è largamente ispirato alle fotografie di Vialli; nel blog Una storia in viaggio. Nei luoghi dell'altra resistenza (http://www.unastoriainviaggio.org/, 17 aprile 2020) è consultabile la documentazione iconografica e multimediale sulla storia dell'internamento militare, con particolare riguardo al lascito di Vialli. Nel dicembre del 2015 è stato infine realizzato il documentario Ho scelto la prigionia, diario di un internato militare italiano, soggetto, sceneggiatura e regia di Nene Grignaffini - Francesco Conversano, realizzazione Movie Movie (Bologna), produzione RAI Cultura. Testo tratto dalla Treccani on line: Dizionario Biografico

Bibliografia

Vialli Vittorio, Ho scelto la prigionia : la Resistenza dei soldati italiani deportati, 1943-1945, Bologna, Forni, stampa 1975
Consulta OPAC BiblioEst SBN

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