I fratelli Enrico e Michele Amodio (nato nel 1817 o nel 1820, morto nel 1913), fondarono intorno al
1860 la ditta «Frères Amodio», con atelier di ripresa e di stampa nonché negozio di vendita in via 4
costruire fra la via Giorgio Arcoleo e la via Niccolò Tommaseo, a Napoli.
Sono noti due disegni di barche di cui uno firmato Michele Amodio e datato 1840, importanti
documenti che attestano che Amodio si è impegnato nella attività artistica prima o all'inizio della
sua attività di fotografo.
Nel 1878 partecipò all'Esposizione Universale di Parigi, con una serie di fotografie di Pompei,
vedute, monumenti e pitture, per le quali ottenne una medaglia di bronzo.
Ottenne una menzione onorevole per alcuni bronzetti alla IV Esposizione Nazionale di Belle Arti,
del 1880, a Torino, e una medaglia d'argento per alcune terrecotte, riproducenti antichità romane,
alla II Esposizione Italiana a Buenos Aires, del 1886.
Nel 1893 rimase vedovo e poco dopo sposò la giovanissima modella Fortuna.
Ebbe tre figli, Giulio, Giuseppe ed Ermina, che non proseguirono l'attività fotografica. Giulio
divenne uno dei pittori della cosiddetta Scuola di Posillipo in via Santa Caterina a Chiaia 1 e 3.
Nella Guida e almanacco di Napoli e dintorni, 1875, compilato con il concorso dell'Ufficio di statistica
della città, è elencato «Amodio Michele St. S. Caterina 3».
Dopo la morte di Enrico, Michele rinnovò il marchio dell'atelier in «Michele Amodio». La sede
venne trasferita in Largo Vittoria 7. In Largo Vittoria avevano sede anche gli atelier di Sommer e
di Eduardo Fratacci; Sommer ebbe magazzino in Strada S. Caterina 5 e atelier in Largo Vittoria 24
e 25.
Dalle dichiarazioni a stampa sulle carte da visita e sulle steroscopiche risulta che l'attività di Amodio
ebbe sede oltre che a Napoli, in strada S. Caterina a Chiaja 1 e 3, in Arco Mirelli Vico Parete 5, e
in via Vittoria 7-17, anche a Roma, in via del Babuino 184, e a Milano, in Galleria de Cristoforis 57.
In quest'ultima galleria milanese ebbero sede anche altri fotografi, al n. 24-27 Alessandro Duroni,
nel suo primo periodo di attività come ottico e dagherrotipista, tra il 1837 e il 1866; Icilio Calzolari,
successore di Duroni, dopo il 1866, e Pompeo Pozzi, al n. 26-27, tra il 1860 e il 1883 circa.
Michele Amodio creò anche una fonderia artistica di bronzi al piano terra del palazzo che si era fatto costruire fra la via Giorgio Arcoleo e la via Niccolò Tommaseo.