Il medico Francesco Pepeu è un personaggio eclettico: scienziato, viaggiatore, collezionista appassionato d’arte e fotografo amatoriale, come testimoniato dalle numerose donazioni ai Musei Civici.
Francesco Pepeu, nato a Trieste l'8 febbraio 1887, si laurea in medicina e chirurgia a Vienna nel dicembre 1910. Presta il servizio militare di leva nell'esercito austro-ungarico per 12 mesi negli anni 1911-1912 a Pola, Graz e Klagenfurt. Si congeda con il grado di sottotenente medico.
La curiosità che lo contraddistingue lo porta a viaggiare, in qualità di medico di bordo, sui piroscafi del Lloyd in Medio ed Estremo Oriente. In uno dei suoi viaggi, sosta a Shanghai per visitare la sorella Aurelia Matilde (Trieste, 1888 – Vienna, 1944) e il cognato Guglielmo Pucher. Il 2 settembre 1912 viene assunto in qualità di medico esterno presso l'Ospedale Civico di Trieste e nel dicembre riceve dal Comune l'incarico di medico aggiunto del Civico Fisicato.
Nell'agosto 1914 allo scoppio della prima guerra mondiale è richiamato e assegnato al K.k. Landwehrinfanterieregiment Pola Nr. 5 di stanza a Pola. E' inviato nei Carpazi nel dicembre 1914 come medico di battaglione. Dopo alcuni mesi trascorsi in prima linea gli viene conferita una decorazione al valor militare. Quindi viene trasferito in un ospedale delle retrovie per la cura del vaiolo e del tifo esantematico, data la sua specializzazione in igiene e malattie infettive. Ottiene una seconda decorazione al valor militare. Ritorna al reggimento come capo medico con il grado di tenente e prende parte all'offensiva di Gorlice che porta le truppe austro-ungariche, attraverso la Galizia e la Bucovina, sino alla frontiera russa sul fiume Dnieper. Nell'esate del 1916, durante una controffensiva russa che distrugge il suo reggimento, viene ferito all'addome. La pallottola di fucile non penetra nella cavità addominale, rallentata da un portamonete. Ricoverato in ospedale, prima a Ungvar, poi a Vienna, dopo la guarigione gli viene affidata la funzione di medico del deposito di un reggimento a Judenburg in Stiria dove rimane per 13 mesi. Viene sottoposto ad un'inchiesta per sentimenti anti-austriaci e accusato di congedare troppi soldati feriti o malati. Assolto dalla commissione d'inchiesta per un solo voto, nell'autunno del 1917 chiede di tornare al suo reggimento originario, Pola Nr. 5, che faceva allora parte delle forze di occupazione della Romania. La domanda viene accolta e gli viene affidata la direzione del laboratorio batteriologico e di profilassi delle malattie infettive nel distretto di Rimnicu-Sarat (K.u.k. Bakteriologisches Feldlaboratorium No. 98). Rimane in Romania sino alla fine della guerra e al conseguente dissolvimento dell'esercito austro-ungarico. Ritorna fortunosamente in Italia nel dicembre 1918.
Dopo la guerra, la vita triestina è ricca di successi, ma nel marzo 1926, Francesco Pepeu rinunzia all’incarico in Comune perché nominato dirigente dell’Istituto Sieroterapico di Milano, fondato e diretto dal prof. Serafino Belfanti, importante immunologo italiano.
Prima del trasferimento a Milano, Pepeu compie un viaggio come medico di bordo in India, durante il quale, approfittando di una lunga sosta della nave per lavori, attraversa in treno il paese, assunto temporaneamente come medico personale da un ricco allevatore australiano, Mr Raff. Scatta diverse foto che restituiscono un'interessante documentazione delle condizioni di vita in India negli anni Venti del secolo scorso.
Milano costituisce una svolta importante per Francesco Pepeu, non solo per la vita professionale, ma anche per quella privata. Sposa in seconde nozze Edvige d’Anna de Celò (Telve Valsugana, 1890 – Firenze, 1991) il 31 ottobre 1929, di una benestante famiglia di proprietari terrieri, originaria di Telve in Valsugana. A lei si deve la donazione del prezioso album di epoca Meiji (1868-1912), appartenuto al Capitano di Corvetta Enrico Bella (1880-1919), primo marito di Edvige, morto a causa dell’influenza spagnola.
Nel 1934-1935 Pepeu partecipa con Giuseppe Müller, direttore del Museo civico di Storia Naturale di Trieste, alla spedizione scientifica in Eritrea, condotta allo scopo di studiare i serpenti di quella regione e di incrementare la produzione di siero antiofidico destinato alle colonie. Giancarlo Pepeu ha donato al Museo di Storia Naturale 487 positivi (444 fotografie e 43 cartoline) che documentano il viaggio in Africa. La serie, ancora una volta, attesta l’interesse scientifico ed etnografico dell’autore. Nel 1942 rientra a Trieste per dirigere l'Istituto Farmacoterapico della città dove lavorerà fino al 1946. Proseguirà l'attività di medico privatamente fino a pochi giorni prima della morte, avvenuta il 29 novembre 1971.
Bibliografia
Colecchia Claudia, Il mondo in un fondo. Multiculturalità e triestinità nelle fotografie di Francesco Pepeu conservate presso la Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste, in Archeografo Triestino, Serie IV, 2020, Volume LXXX, pp. 254-325 Consulta OPAC
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