Frères Abdullah

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Dati anagrafici
1861-1899
Luogo e periodo di attività
Impero Ottomano, Egitto, 1861-1899
Vedi anche
Abdullah, Vichen <1820-1902>
Abdullah, Hovsep <1830-1908>
Abdullah, Kevork <1839-1918>
Abdullahian
Abdul-Sükrü
Vincent Abdullah
Vincent Abullah Frères
Sebah & Joaillier <1888-1900>

BIOGRAFIA

Gli Abdullah Frerés, figli di Abraham Abdullah un armeno cattolico di Costantinopoli che è padre di cinque figli maschi e tre figlie, sono i proprietari di uno studio fotografico di Costantinopoli, ma hanno anche filiali al Cairo e ad Alessandria d'Egitto. Il maggiore Vichen o Vincent, diviene un esperto pittore e lavora come ritoccatore per un dagherrotipista tedesco, Rabach, che ha lo studio a Costantinopoli. Quando il fotografo lascia la città, la famiglia Abdullah è in grado d'acquistare l'atelier, sito di fronte all'Hotel d'Angleterre, per Vichen. Lo studio fotografico prende il nome Vincent Abdullah o Vincent Abdullah Fréres. Nel frattempo Kevork viene mandato a studiare a Venezia. Nel 1861 i tre fratelli uniscono le loro sorti e lo studio viene chiamato Abdullah Frères. Vichen e Kevork visitano Parigi e consultano il fotografo francese Count Aguado che li istruisce sulla fotografia. Diventano membri della Società francese della fotografia nel 1870. Lo storico Bahattin Oztuncay considera il loro il più importante studio fotografico dell'Impero Ottomano, ma non tutti gli storici sono d'accordo su questo giudizio in quanto sono numerosi i documenti degli anni '80 non particolarmente notevoli, le solite vedute turistiche della Turchia e dell'Egitto, mentre sono rari i documenti degli anni Sessanta per fare un possibile confronto.Nominati nel 1862 fotografi ufficiali presso la corte dei sultani Abdul Aziz e Abdul Amid II, vincono numerosi premi all'esposizione di Parigi del 1867, quando ottengono una lode particolare per un panorama di Costantinopoli. Lo stesso Oztuncay ritiene, contrariamente ad altre fonti, che il più valido fotografo dei tre è Vincent basandosi su un dagherrotipo che riporta il suo nome, il solo che si converte in tarda età all'islamismo, motivo per cui gli altri storici ritengono più interessante il fratello Kevork.Ricerche sulla loro produzione degli inizi testimoniano una vasta serie di vedute di Costantinopoli e dintorni, una serie di ritratti in studio e fuori di dignitari ottomani e gli interni dell'harem nel palazzo Topkapi. In particolare questa seconda serie testimonia la loro bravura e perfezione stilistica, i documenti con le pose degli eunuchi e i particolari architettonici dell'harem confermano il permesso concesso dal sultano al loro atelier.Grazie al prestigio dello studio viene loro commissionato un reportage documentaristico sull'Impero Ottomano. In particolare sovrintendono una monumentale opera in 51 volumi fotografici, intitolata Abdul-Hamid II collection of photographs of the Ottoman Empire che documenta l'Impero ottomano, opera in collaborazzione con i fotografi Sebah & Joaillier dal 1880 al 1893 per l'esposizione mondiale colombiana, alla quale però non partecipano. Gli album documentano la potenza dell'impero, durante il regno dell'ultimo sultano Abdul-Hamid II. Illustrano numerosi aspetti della modernizzazione dell'impero ottomano, contemplando anche le regioni confinanti oggi con l'attaule Turchia, luoghi e monumenti dell'Iraq, Libano, Grecia. Le immagini mostrano studenti e scuole, in particolare scuole militari, mediche e giuridiche; eserciti ben equipaggiati, la marina militare, aspetti della vita tecnologicamente avanzata, servizi di sicurezza, pompieri, fabbriche, miniere, porti, ospedali, costruzioni per l'attività di governo.La collezione documenta anche i monumenti storici bizantini ed ottomani, moschee, mosaici, fontane, palazzi e mausolei, e include vedute e scene urbane. Altri fotografi hanno ripreso il palazzo di Abdul Hamid's Yildiz, gli yacht e i cavalli.Si dedicano anche alla vendita ai turisti di vedute dell'Egitto e del Medio Oriente. Nel 1899 cedono l'attivita' e l'intero archivio alla Sebah & Jollier (o Joailllier), fatto che ha creato problemi nell'identificazione dei loro positivi, in quanto riproposti dallo studio di Sebah & Joailler.

Bibliografia

Dizionario della Fotografia, a cura di Robin Lenman, Edizione Italiana a cura di Gabriele D'Autilia, Torino, Einaudi, 2008, p. 4
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Jacobson Ken, Odalisques & Arabesques: Orientalist Photography (1939-1925), London, Quaritch, 2007, pp. 197-199
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Collegamenti esterni
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