Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
Il Museo è dedicato all’archeologia d’ambito locale (preistoria, protostoria e periodo romano) ed è arricchito da collezioni del mondo egizio, cipriota, greco, magnogreco, etrusco e da una piccola raccolta maya da El Salvador. Nell’ottocentesco giardino lapidi romane e il Monumento a J.J. Winckelmann (1833).
L’orto Lapidario sorse intorno al neoclassico monumento di Johann Joachim Winckelmann, il padre dell’archeologia, assassinato a Trieste nel 1768; venne inaugurato nel 1843, mentre il museo fu istituito nel 1873 e nel 1925 allestito nell’adiacente attuale edificio di via della Cattedrale 15.L’Orto Lapidario si articola su quattro livelli, esponendo rilievi ed iscrizioni aquileiesi, dall’Istria e da Trieste, mentre nel tempietto in stile classico (1874), che conclude la prospettiva del Lapidario, accanto al monumento a Winckelmann (A. Bosa, 1833) sono esposte sculture greche e romane appartenenti al nucleo settecentesco delle raccolte museali.Scesi nell’area inferiore, prospiciente l’edificio del Museo, nota come Giardino del Capitano, sono visitabili le torri e le mura quattro-cinquecentesche; nei prati, elementi architettonici, sculture, stemmi e iscrizioni salvati dalle demolizioni degli antichi edifici di Trieste.Il Museo presenta nel piano terra il mondo romano, esponendo sculture ed oggetti della vita quotidiana: ritratti imperiali e di privati in marmo e calcare e una ricca esemplificazione di manufatti in bronzo, ceramica, vetro, ambra, gemme incise e osso provenienti per la maggior parte da Aquileia.La sezione egizia raccoglie oltre 1.000 reperti dalla terra del Nilo, esemplificando in un’ampia panoramica il mondo religioso e funerario: tra l’altro mummie umane e di animali, sarcofagi, vasi canopi, fogli di papiro. Il primo piano è dedicato alla preistoria e protostoria del territorio grazie ai materiali raccolti nell’Ottocento e primo Novecento da Carlo Marchesetti, suddivisi in un percorso tra le grotte e i castellieri con le loro ricche necropoli (in particolare quella di S. Lucia di Tolmino).Al secondo piano sono esposte le collezioni classiche: un vasto repertorio di ceramica cipriota, corinzia, attica a figure nere e rosse, etrusca e soprattutto magnogreca dall’età arcaica fino a tutto il periodo ellenistico provenienti da collezioni private. La collezione tarantina è formata da coroplastica e dal pezzo più importante, il favoloso rhyton d’argento (bicchiere rituale) a forma di testa di cerbiatto (inizi IV sec. a.C.).La scrittura nell’antichità dal III millennio a.C. al periodo romano è illustrata da iscrizioni geroglifiche, cuneiformi e dai primi alfabeti. Una saletta presenta la “Collezione di ceramiche maya Cesare Fabietti”, rinvenuta in El Salvador (600-1.000 d.C.).