Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
La Biblioteca Civica di Trieste, fondata nel 1793, è la biblioteca che conserva le memorie storiche della città. Possiede più di 450.000 volumi, e inoltre manoscritti, lettere e carteggi, manoscritti musicali, stampe, disegni, carte geografiche, fotografie e manifesti, oltre alle raccolte dell’Archivio diplomatico con documenti dal 1300 al 1800. Le raccolte librarie si sono formate per acquisti, doni, lasciti, oltre che con i volumi depositati in forza della legge sul “deposito legale” e costituiscono una testimonianza unica e imprescindibile per la conoscenza storica della città.
La Pubblica Biblioteca Arcadica Triestina, attivata ad uso pubblico nel 1793 dall’Arcadia Romano – Sonziaca diviene Biblioteca Civica nel 1796, dopo che nel 1795 gli Arcadi donarono al Comune la loro biblioteca di circa quattromila volumi – (l’Accademia degli Arcadi terminò l’attività nel 1809 e la sua eredità culturale fu raccolta dalla Società di Minerva) – e con decreto dell’Imperatore d’Austria la proposta di dono venne accettata con la condizione che “lo scopo di questa biblioteca, ed il futuro acquisto di libri debbano essere principalmente diritti a formare l’intelletto della gioventù dello stato mercantile, ed procurare gli ajuti per l’estensione di quelle cognizioni, che conducono all’ingrandimento dell’industria”. La prima sede della biblioteca era situata in Piazza Grande. Dopo le tre occupazioni francesi (1797, 1805-1806, 1809-1813), la Biblioteca spostò la sua sede nella Contrada del Corso.Nel 1820 il bibliotecario, Giuseppe de Lugnani, ottenne il trasferimento e la sistemazione definitiva nel palazzo Maurizio-Biserini di Piazza Lipsia (l’attuale Piazza Hortis) e presentò l’inventario delle opere conservate nelle raccolte, che vennnero suddivise in dieci classi per un totale di circa 10.000 volumi.Le sale della Biblioteca furono ospitate dall’Accademia di Commercio e Nautica, che possedeva una sua raccolta libraria specialistica comprendente 700 opere. Nel 1844 giunse in Biblioteca per lascito la raccolta Petrarchesca piccolominea di Domenico Rossetti de Scander, una delle più complete del mondo.Nel 1852 una patente sovrana rese obbligatorio il versamento alla Biblioteca di ogni nuovo stampato pubblicato nella Provincia. Si formò così il nucleo principale di quella “Raccolta Patria” che costituisce, insieme all’Archivio Diplomatico e all’Archivio Storico del Magistrato, una testimonianza unica e imprescindibile per la conoscenza storica della città.Nel frattempo le raccolte della Biblioteca si erano ampliate con nuovi acquisti e con le donazioni: il lascito di Attilio Hortis (1850-1926), il fondo Davide Besso (1845-1906), il lascito Salomon de Parente (fl. 1850) e il lascito Dionisio Therianòs (1834.1897).