The amma (Il massaggiatore cieco)

Anonimo

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Oggetto
Positivo
Inventario
F190941
Collocazione
Palazzo Gopcevich; Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte; Fototeca dei Civici musei di storia ed arte
Acquisizione
Proprietà Ente pubblico territoriale; Civici musei di storia ed arte
Cronologia
1903-1905; Giappone; Giappone
Dimensioni
altezza 139; larghezza 91; mm
Materia e tecnica
Altro

Uomini giapponesi

Massaggiatori

Ciechi

L'immagine illustra un anma, un massaggiatore cieco, mentre si sta portando alla bocca il fischietto, usuale strumento utilizzato per richiamare l'attenzione dei clienti, in questo caso i due viandanti alle sue spalle. L'anma era un vero e proprio professionista ambulante che faceva parte di corporazioni che risalivano all'età feudale; la tecnica che utilizzava aveva una lunga tradizione basata sui principi della medicina cinese. La costante associazione tra la professione e l'infermità risaliva al Periodo Tokugawa (1603-1867) quando erano stati emanati degli editti affinché la pratica del massaggio fosse appannaggio esclusivo dei non vedenti. Certamente era una figura tipica della cultura giapponese della metà dell'Ottocento e stupiva sempre molto i visitatori occidentali, motivo per cui venne ritratto da diversi fotografi della Scuola di Yokohama. La suggestiva immagine della cartolina è un fotomontaggio. La figura del massaggiatore è la riproduzione di una fotografia di Ogawa Kazumasa, The amma (variante cinese del nome), riprodotta in collotipia nella prima edizione di Illustrations of Japanese Life del 1896. Si tratta di una serie di quattro libri, tre di formato orizzontale e uno verticale, costituiti ognuno da 12 collotipie colorate a mano e stampate su carta crùpe, che illustravano aspetti della vita quotidiana, della gente e dei costumi del Giappone del XIX secolo, con titoli e didascalie in inglese di S. Takaschima, professore all'Higher Commercial College. L'immagine dell'anma si trova come ottava collotipia dell'unico libro di formato verticale della serie. Alcune di queste collotipie provengono da foto di altri autori - tra gli altri Tamamura Kozaburo, Kashima Seibei e W. K. Burton - come specificato dallo stesso Ogawa nella prefazione dei libri. L'uso del fotomontaggio e soprattutto lo sfondo, un'immagine crepuscolare caratterizzata dalla indeterminatezza dell'oscurità e della bruma, rimanda agli inizi del movimento pittorialista giapponese. Il pittorialismo (geijutsu shashin, letteralmente "fotografia artisica"), introdotto nel 1889 dallo stesso Ogawa, da William Kinnimond Burton, da Kashima Seibei e molti altri che avevano costituito la "Nihon Shashin-kai" (Club della fotografia giapponese) e la rivista "Shashin Shimpo" (Notizie fotografiche) per promuoverlo, troverà terreno fertile in Giappone e raggiungerà il culmine durante il Periodo Taisho (1912-1926). La cartolina sembra un tentativo ibrido di innestare su un'immagine pittorialista, poco interessante per il grande pubblico, quella degli esotici mestieri giapponesi, tanto richiesta dagli stranieri.

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