Luigi Spezzotti : ritratto

Anonimo

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Oggetto
Diapositiva
Inventario
F252959
Collocazione
Palazzo Gopcevich; Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte; Fototeca dei Civici musei di storia ed arte
Acquisizione
Proprietà Ente pubblico territoriale; Civici musei di storia ed arte
Cronologia
1925 post; Udine; Italia
Dimensioni
altezza 80; larghezza 80; mm
Materia e tecnica
vetro / Gelatina ai sali d'argento

Spezzotti, Luigi

Nacque a Udine il 7 luglio 1876, figlio di Giovanni Battista e Anna Zoccolari, famiglia borghese friulana, impegnata con successo nel settore dell’industria tessile. Indirizzato agli studi tecnici, dopo aver conseguito il diploma di ragioneria nel 1893, entrò giovanissimo nell’azienda cotoniera paterna. Nel 1907 l’elezione a consigliere provinciale segnò il primo passo di un’importante carriera politica. Nel 1912, a soli trentasei anni, fu nominato presidente della deputazione provinciale, veste con cui, già negli anni precedenti il conflitto, si batté e ottenne, da Giolitti prima e Salandra poi, il via libera alla realizzazione di un programma di lavori stradali e ferroviari che consentissero di lenire la disoccupazione con l’impiego anche di manodopera generica. Durante la parentesi bellica fu nominato commissario regio di Udine con sede a Firenze, da dove iniziò a programmare la ricostruzione della propria terra, che ebbe poi modo di dirigere in veste di sindaco del capoluogo friulano dal 1920 al 1923 e di commissario prefettizio del comune di Udine dal 1923 al 1926. Il suo mandato coincise, infatti, con il difficile momento della ricostruzione, ma S. ottenne con grande rettitudine morale ed efficienza amministrativa importanti risultati, fra cui la riorganizzazione del bilancio e di tutti i servizi comunali; la ricostruzione degli edifici pubblici nella loro quasi totalità; la regolarizzazione e sistemazione delle opere pie, duramente colpite dalla svalutazione della moneta e dalla pressione del caro vita. Diversi furono i progetti intrapresi con lungimiranza e portati a termine: in primis la ricostruzione del patrimonio zootecnico friulano, per la quale ottenne il sostegno diretto del ministro Luzzatti; l’istituzione della cattedra di agricoltura; la costruzione di un frigorifero cittadino, di un palazzo della forestale e del genio civile. La realizzazione dell’ospedale civile e la fondazione dell’Istituto autonomo case popolari della provincia di Udine furono ulteriori prove della sua attenzione al bene comune, ma anche testimonianza della capacità di coordinare enti comunali e provinciali e di coinvolgere costantemente, talvolta in modo determinante, capitali privati nelle iniziative di pubblico interesse. Non ci fu problema dell’epoca, sia nel campo delle opere pubbliche che in quello dell’industria, dell’assistenza e dell’istruzione, che non avesse visto l’interessamento di S. Tra essi: l’irrigazione del medio Friuli (fu per sei anni presidente del Consorzio Ledra-Tagliamento); lo sfruttamento dei corsi d’acqua regionali (fu tra i promotori, insieme con Vittorio Cella e Agostino Candolini, dell’Ente autonomo forze idrauliche del Friuli); l’assistenza alle madri e ai figli illegittimi (precedendo lo Stato nell’adozione di più moderni e umani provvedimenti); l’insegnamento e la preparazione professionale in campo agricolo (fu presidente della cattedra ambulante di agricoltura tra il 1913 e il 1920). Nei primi anni Venti la contingenza politica indusse il liberaldemocratico S. a scegliere progressivamente il fascismo, da lui accettato per quel senso di decoro delle istituzioni statali secondo lui compromesse dalla «ideologia autonomistica, di cui si era impadronito e fatto banditore il pipismo (proprio del Partito popolare) per sminuire le forze e la dignità dello Stato». Deputato fascista dal 1924, senatore del Regno dopo il 1929, fu, tra il 3 luglio 1924 e il 14 luglio 1925, sottosegretario di Stato alle Finanze nel dicastero retto da Alberto De’ Stefani, in un periodo in cui la politica economica fascista seguì la linea liberista di matrice neomanchesteriana. In quell’esercizio il bilancio dello Stato raggiunse il pareggio. Molte furono le cariche ricoperte da S. nel ventennio tra il 1920 e il 1940. Oltre alle già citate, fu vicepresidente della Banca commerciale italiana (1932-1945); presidente della Banca del Friuli (1938-1944), di cui era già membro del consiglio di amministrazione dal 1915 e vicepresidente dal 1930; presidente dell’Azienda statale delle grotte di Postumia (1926-1945), del Cotonificio udinese (1929), della TELVE e del Consorzio per l’istruzione tecnica e professionale di Udine; commissario straordinario dell’Istituto cotoniero italiano, membro del Consiglio centrale dell’Italia redenta. Ritiratosi a vita privata alla fine della seconda guerra mondiale, morì a Udine il 28 aprile 1964. Tratto da Dizionario biografico dei friulani

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