Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
Leicht, Pier Silverio
Nacque a Venezia il 25 giugno 1874 da Michele e da Maria Teresa Arnulfi. Compiuti i primi studi a Venezia e a Torino si iscrisse all’Università di Padova e conseguì la laurea in giurisprudenza discutendo nel 1896 una tesi dal titolo Diritto romano e diritto germanico nel diritto privato friulano, che aveva iniziato ad elaborare sotto la guida di A. Pertile e concluso sotto quella di N. Tamassia. Negli anni seguenti L. completò la sua formazione alle università di Lipsia e di Roma, dove seguì le lezioni di F. Schupfer, e nel 1900 divenne direttore della Biblioteca e del Museo civico di Udine, carica che mantenne sino al 1903, quando passò all’insegnamento universitario. Dopo essere stato professore incaricato nelle Università di Camerino, Siena e Cagliari, L. ottenne la cattedra di ordinario di Storia del diritto italiano prima a Siena (dal 1908 al 1912), poi a Modena (dal 1912 al 1921), quindi a Bologna (dal 1921 al 1935) e infine a Roma (dal 1935 al 1944). Accanto ad una prestigiosa attività accademica – fu preside di Facoltà a Modena, a Bologna e a Roma – e scientifica – diresse la «Rivista di storia del diritto italiano» e gli «Studi medievali» – L. svolse anche una rilevante attività politica: di sentimenti monarchici e liberal-nazionali, prima fu eletto alla Camera dei deputati nella XXVII (1924) e XXVIII legislatura (1929), poi fu nominato senatore su proposta di Giovanni Gentile nel 1934; inoltre dal luglio 1928 al settembre 1929 era stato sottosegretario al Ministero dell’istruzione pubblica. Sono numerosi i riconoscimenti, le onorificenze e le cariche che L. ottenne grazie alle sue attività culturali e politiche: egli fu membro della Commissione dei XVIII per le riforme costituzionali, vicepresidente della Commissione internazionale per la storia delle assemblee di Stato, Socio nazionale dell’Accademia dei Lincei (di cui fu anche vicepresidente), vicepresidente ad honorem della Librarian International Society, membro corrispondente dell’Accademia delle scienze di Berlino, presidente della Commissione per gli atti delle assemblee costituzionali italiane, presidente dell’Associazione italiana per le biblioteche. Però nel 1944, pur non avendo aderito alla Repubblica sociale italiana, fu deferito all’Alta corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo, decadde dalla carica di senatore, venne esonerato dall’insegnamento universitario e radiato da quasi tutte le associazioni di cui faceva parte. Negli anni immediatamente seguenti, tuttavia, vide almeno in parte restaurata la sua posizione: fu riammesso all’Accademia dei Lincei (ma solo nel 1950), riottenne l’insegnamento universitario (svolse dei corsi presso la Scuola per archivisti e bibliotecari dell’Università di Roma) e collaborò con il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi nelle trattative per la definizione dei confini nazionali con la Jugoslavia. Inoltre anche nei momenti più difficili non venne disconosciuto il suo valore di studioso a livello nazionale ed internazionale (fu tra i protagonisti dei primi passi del Centro italiano di studi sull’alto medioevo di Spoleto) e non perse mai il suo ruolo di primo piano nell’ambiente culturale friulano. Accanto alla prestigiosa carriera accademica e politica nazionale, infatti, L. svolse anche una considerevole azione sul mondo culturale friulano sia con la produzione di importanti studi, sia come organizzatore culturale. Sin da prima di conseguire la laurea e poi durante gli anni udinesi aveva iniziato a pubblicare ricerche di storia friulana (alcune delle quali edite nel volume Scritti e frammenti, Udine, 1903) collaborando anche al periodico «Pagine friulane». Ma il suo ruolo divenne decisivo nel 1905, anno in cui fu il principale artefice della pubblicazione della rivista «Memorie storiche cividalesi», il primo importante periodico di storia pubblicato nella regione, e poi ancora quando, nel 1911, promosse la fondazione della Società friulana di storia patria, la quale avrebbe dovuto garantire la continuità della pubblicazione che da quel momento assunse il titolo di «Memorie storiche forogiuliesi». Della Società L. fu presidente e massimo animatore e mantenne la carica anche quando, nel 1919, da essa prese vita la Deputazione di storia patria per il Friuli, rimanendone alla guida sino al 1935. Dal 1925 al 1945 egli fu, inoltre, presidente della Società filologica friulana che, grazie al suo impegno, venne riconosciuta come ente morale nel 1936. Alle «Memorie storiche» L. ha affidato una miriade di articoli e di recensioni, nelle quali l’esposizione dei risultati di una rigorosa ricerca scientifica è spesso accompagnata da riflessioni ispirate dai sentimenti patriottici che in lui furono sempre forti e particolarmente accesi negli anni precedenti la prima guerra mondiale e durante quel conflitto: si tratta spesso di brevi note di storia locale che coprono un vastissimo orizzonte cronologico (dall’altomedioevo al Risorgimento), ma anche di alcuni saggi di maggior respiro, paragonabili a quelli che nei medesimi anni L. andava pubblicando in importanti riviste italiane e straniere e in prestigiosi atti di convegno. Inoltre L. utilizzò i documenti medievali friulani in numerose sue ricerche di storia del diritto e fu soprattutto grazie a questi studi ed al ruolo accademico del loro autore che le vicende medievali del Friuli entrarono nel dibattito storiografico italiano. Sin dal suo primo lavoro di rilievo Diritto romano e diritto germanico in alcuni documenti friulani dei secoli XI, XII, XIII del 1897 (una rielaborazione della tesi di laurea), L. ricorse alla documentazione friulana per uno studio che affrontava un tema all’ora di primo piano nella medievistica italiana. Sulla stessa linea si pongono gli importanti Studi sulla proprietà fondiaria nel Medio Evo, editi in due volumi nel 1903 e nel 1907, poi ristampati con una prefazione di Carlo Guido Mor (V.) (Milano 1964): in quest’opera L. si propose di indagare le mutazioni che sull’assetto agrario erano iniziate con lo stanziamento in Italia dei longobardi, e con la sua ricerca si spinse sino a tutto il secolo XI (con alcune incursioni nei due secoli seguenti ed anche nel Trecento), prendendo in esame documenti di diverse regioni della penisola italiana tra cui anche il Friuli, territorio che nell’economia del volume occupa un posto di rilievo quando si tratta il periodo bassomedievale. Allo stesso modo la consuetudine con le vicende medievali friulane ha spinto L. a studiare l’istituto dei parlamenti medievali: il suo primo contributo su tale materia risale al 1903 ed è costituito dall’ampio saggio Il Parlamento della Patria del Friuli. Sua origine, costituzioni e legislazione (1231-1420) (ristampa in volume, con l’aggiunta di altri suoi saggi sul medesimo tema, Udine 1975); negli anni seguenti L. avrebbe poi pubblicato (1917-1955) gli atti del Parlamento friulano in una collana da lui stesso promossa presso l’Accademia dei Lincei, con il programma di editare gli atti delle altre istituzioni analoghe in Italia e affidata alle cure della Commissione per gli atti delle assemblee costituzionali italiane dal medioevo al 1831 (presieduta dallo stesso L.). Mentre era intento all’edizione degli atti del Parlamento friulano – e ad altri numerosi lavori – L. intraprese la sua ricerca di maggiore momento che, dopo vent’anni di studi, si concretizzò nella pubblicazione di Il diritto privato preirneriano (Bologna, 1933). In quest’opera – che, come molti altri lavori di L., ancor’oggi si consulta con grande utilità – lo storico ha preso in esame una gran mole di atti notarili rogati nell’Italia settentrionale e centrale dal secolo X sino all’inizio del XII, illustrando gli istituti di diritto privato mentre andavano prendendo forma prima di trovare una codificazione nella scuola giuridica bolognese. Terminato questo lavoro, L. si rivolse allo studio delle corporazioni medievali, prediligendo anche in questo caso i secoli del medioevo alto e centrale e, dopo una serie di saggi preparatori, stese un’agile sintesi cui decise di dare un taglio d’alta divulgazione (Corporazioni romane ed arti medievali, Torino, 1937). Inoltre in quegli anni egli redasse una Storia del diritto italiano in tre volumi (Le Fonti, Il diritto privato, Il diritto pubblico), editi dal 1937 al 1943, destinata a grande fortuna e a numerose ristampe. Ancora più fortunata fu la Storia del Friuli che L. pubblicò una prima volta nel 1923 e poi continuò ad aggiornare sino al 1951 (ristampa a cura di Carlo Guido Mor, Udine 1966, e poi con Prefazione di Fulvio Salimbeni, Udine, 2003): si tratta di un breve profilo di storia regionale che muove dai tempi preromani e giunge agli anni in cui viveva l’autore, privilegiando però l’età medievale ed in particolare le vicende del Patriarcato di Aquileia. Quando, nel 1944, si era visto escluso dal mondo accademico, L. pose mano al suo ultimo lavoro di grande respiro, la monografia Operai, artigiani, agricoltori in Italia dal secolo VI al XVI, già pronta per le stampe nel 1946 (poi ripubblicata nel 1959). Si tratta di una sintesi fondata su precedenti ricerche in cui L. ha descritto le forme della gestione della terra, riservando una particolare attenzione alla condizione dei contadini negli ultimi secoli del medioevo, ha ripreso – conducendola sino al tardo medioevo – la storia delle corporazioni cittadine e si è soffermato sui tumulti popolari nelle città tardomedievali. Oltre a questi studi di maggiore mole, L. redasse numerosi altri saggi, alcuni dei quali – quelli in cui si concentra sull’analisi puntale dei documenti – sono dei veri e propri classici della storiografia medievistica, come ad esempio l’articolo Livellario nomine (osservazioni ad alcune carte amiatine del sec. IX) (del 1905, ma citato anche nelle più recenti ed aggiornate sintesi di storia medievale) oppure gli insostituiti contributi dedicati ai formulari notarili altomedievali. Molti di questi studi si possono leggere nella raccolta Scritti vari di storia del diritto italiano (Milano 1943, 1948) che contiene anche l’elenco delle opere di L. pubblicate entro il 1943, mentre quelle apparse dopo quella data sono indicate nel ricordo che gli dedicò C. G. Mor in «Rivista di storia del diritto italiano», 29 (1956), 19-24 (cfr. anche Bibliografia di P. S. Leicht, a cura di C. G. Mor, «Atti dell’Accademia di scienze lettere ed arti di Udine», s. VI, 14 [1954-1957], 287-307). Inoltre un elenco di circa 170 saggi d’ambito friulano (con qualche apertura verso i territori limitrofi) si legge nel volume curato dalla Società filologica friulana nel 1955, intitolato Studi di storia friulana. Questo libro è occupato per quasi la metà dall’ampia biografia di Tristano di Savorgnano, un saggio della piena maturità nel quale L. ha ripercorso gli ultimi anni del Patriarcato aquileiese prima della conquista veneziana, avvenimento cui è riservata – in questo contributo come già nella sua Storia del Friuli – una valutazione nel complesso positiva poiché manteneva il Friuli nell’area italiana, bloccando così per secoli l’espansionismo austriaco: nel 1955 al confine nord-orientale d’Italia era tornato d’attualità il clima irredentistico che aveva segnato i primi saggi di storia regionale di L. Altri studi dell’ultima ed operosa stagione della vita di L. sono raccolti nel volume Studi longobardi (Udine, 1996) dove, accanto a ricerche più risalenti, trovano posto alcuni contributi redatti nel secondo dopoguerra. Manca, invece, purtroppo una raccolta dedicata agli articoli di storia agraria e di storia del feudalesimo cui L. dedicò le sue ultime energie tra la fine degli anni Quaranta e la sua morte, avvenuta a Roma il 3 febbraio 1956. Testo tratto da Dizionario biografico dei Friulani, https://www.dizionariobiograficodeifriulani.it/leicht-pier-silverio/