La canzone nova con parole e musica

Dal Bono, Eduardo

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Oggetto
dipinto
Inventario
REV000140
Collocazione
Museo Revoltella - Galleria d’arte moderna
Acquisizione
acquisto; Galleria del principe di Sirignano
Cronologia
1885
Dimensioni
cm; altezza 89; larghezza 123
Materia e tecnica
tela/ pittura a olio

Dal momento in cui Alfredo Tominz divenne conservatore del Museo, gli sforzi del Curatorio per l'accrescimento della raccolta museale furono per lo più rivolti al completamento delle scuole regionali italiane ed all'incremento del nucleo degli artisti stranieri. Questa specifica linea d'azione perseguita dall'organo di gestione è documentata, in particolare, dal duplice acquisto effettuato alla vendita all'incanto promossa a Napoli dal principe di Sirignano (1901). In quell'occasione, infatti, prontamente colta dal Curatorio per la presenza di "autori di gran fama" (Verbale del Curatorio, 4 maggio 1901), la scelta individuò un artista italiano, Dalbono, ed uno austriaco, Makart. L'acquisto della Canzone nova di Eduardo Dalbono, tuttavia, fu preceduta da un interessante scambio epistolare tra il pittore napoletano ed il Tominz, quest'ultimo già interessato fin dall'89 ad entrare in possesso di un'opera dell'artista. Veniamo in tal modo a sapere che, nell'ottobre del 1889, egli chiedeva al Dalbono se avesse avuto disponibili dei "quadri simili a quello comparso su "L'Illustrazione Italiana" raffigurante il Golfo di Napoli" (Arch. del Museo Revoltella, 30 ottobre 1889). Il passo successivo lo si ricava da una lettera dell'artista al conservatore nella quale si tratta dell'invio di alcune fotografie relative alle sue opere (Arch. del Museo Revoltella, 18 novembre 1989). Ma l'opportunità per l'ulteriore incremento delle opere appartenenti alla scuola napoletana giunse soltanto con la vendita all'incanto del 1901. Avendo avuto notizia della presenza di un'opera del Dalbono si decise così di inviare il conservatore a Napoli con un mandato d'acquisto estensibile fino a 8.000 lire "impiegando il civanzo della fondazione Rossetti" (Verbale del Curatorio, 4 maggio 1901). Da una nota del Tominz si constata quindi l'avvenuta acquisizione (Arch. del Museo Rev., 4 giugno 1901), mentre da un documento di mano dello stesso, recante la medesima data, leggiamo dell'invito esteso al Curatorio a "prendere visione del dipinto acquistato all'incanto dal principe di Sirignano in Napoli". La somma impiegata per l'opera del Dalbono ammontava a 2.800 lire (Verb del Cur., 9 ottobre 1901). La consuetudine del pittore napoletano alla letteratura, alla poesia e alla cultura in senso lato, trasmessagli dal particolare clima familiare, non mancò mai di manifestarsi nei suoi dipinti. La lettura delle opere del padre Tito, letterato, "che ricordavano le usanze e i costumi popolari - contribuirono - ad accendere nel piccolo Eduardo il desiderio di illustrare con l'arte del disegno le belle e fantastiche tradizioni " (Maggiore, 1955). L'amore inesauribile per la solarità, la bellezza ed il folclore della città partenopea, si concretizzò in una serie di quadri di spirito e fattura analoga alla Canzone nova, come la famosa Tarantella, La pesca felice, La spiaggia di Mergellina ed altri ancora. L'allegra brigata in primo piano della Canzone nova, danza e canta sulle imbarcazioni dei pescatori addobbate per l'occasione, probabilmente la celebrazione della Vergine Assunta. La festa religiosa è accompagnata dal suono dei tamburelli e dall'immancabile mandolino e riunisce le barche in processione sulle acque tranquille del Golfo di Napoli, che si scorge in lontananza. Alle puntuali e realistiche notazioni dal vero degli arnesi da pesca, si accompagna il racconto fiabesco di una realtà trasfigurata da quel poeta-pittore che fu Dalbono. Tuttavia al pittore, al quale "nella magica rievocazione si è accoppiato un poeta non osiamo proprio rimproverare di non essersi sempre serbato scrupolosamente fedele alla realtà e di aver fatto tutto più luminoso, più luccicante, più bello o, per essere esatti, diversamente bello di come tutto viene dalla natura presentato" (Pica, "Emporium", 1901). Le frante, coloratissime pennellate che rendono simili i corpetti e le ampie sottane a festa delle donne alle ghirlande che cingono le prue delle barche e alle corolle sparse sulle onde del mare, denunciano la suggestione della pittura del Fortuny. Il maestro spagnolo non sembrò essere l'unica fonte ispiratrice per l'artista napoletano, nella resa di certi effetti atmosferici, così caratteristici delle opere di Dalbono: " [egli] crede di superare sè stesso se su mari d'albasia pone ampie vele aperte in piena luce o le allontana entro vapori rosei in effetti nei quali tenta di gareggiare con Turner, aspirazione di tutta la sua vita, rinnovando anche non so che di mitografismo rosiano con altro materiale, con le Sirene o con la casa di Masaniello." (Biancale, 1938). L'atmosfera gioiosa, incontenibile della scena viene trasmessa all'osservatore con altri espedienti ancora, consolidandosi nel sottostante mazzetto floreale, in legno dorato e intagliato, collocato sul bordo inferiore della cornice del quadro, a racchiudere lo stralcio di un pentagramma, sul quale sono forse annotate le parole poetiche del Di Giacomo sulle note di un'aria di Pasquale Costa (Arch. del Museo Rev., 8 febbraio 1960). Nelle raccolte poetiche del Di Giacomo, che conosceva ed amava le opere di Dalbono, un posto rilevante è occupato proprio dalle tante "canzoni nove", inneggianti, non diversamente dalle tele dell'amico pittore, la città di Napoli e la tanto adorata "napoletanità".

Bibliografia

Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan. Vicenza : Terraferma ; Trieste : Museo Revoltella, 2004, p. 227

Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan, Vicenza, Terra ferma, 2004, p. 227
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