La croce

Bistolfi, Leonardo

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Oggetto
scultura
Inventario
REV000801
Collocazione
Museo Revoltella - Galleria d’arte moderna ; REV
Acquisizione
donazione; Bistolfi, Leonardo; 1905
Cronologia
1901 - 1904
Dimensioni
cm; altezza 430; larghezza 300; profondità 280
Materia e tecnica
gesso

Nel 1899 la contessa Dattili della Torre-Orsini commissionò a Bistolfi un monumento funerario per la tomba del padre, Tito Orsini, giureconsulto e senatore del Regno d’Italia nella XIV legislatura (1881), nato a Genova nel 1815 e deceduto nel 1896. Nel 1906 la scultura fu collocata nel cimitero monumentale di Staglieno. Il modello in gesso era stato presentato nell’ammirata personale dell’artista alla Biennale del 1905, dove per la prima volta veniva riunito un numero considerevole di sue opere. In particolare, La Croce interessava anche alla Galleria Nazionale di Roma, che poi acquisì una riproduzione in marmo. Il gesso esposto, invece, venne donato dall’artista al Revoltella in segno di riconoscenza per l’acquisto dell’altro modello raffigurante Il funerale della Vergine. Per Magani, «l’artista trova nei modelli michelangioleschi gli spunti per soddisfare l’aspirazione al gigantismo, in una ricercata e fragorosa gestualità fino a svelarne la cruda deformazione [...]. Ugo Ojetti, nei Capricci del conte Ottavio, così lo descrive: “Un gruppo grande al vivo vi raccoglie davanti alla pietra tombale che sta diritta, tutte le figure dell’umanità che la Giustizia protegge (l’Orsini è stato un giureconsulto): a destra e a sinistra due nudi di uomini, il Lavoro e il Pensiero, e in mezzo la Maternità ammantata che reca nelle braccia un neonato e lo protegge con un lembo del manto e con la testa amorosamente china, e l’Amore simboleggiato da due uomini abbracciati, e la Prole raffigurata da due bambini che, retti in mezzo al gruppo, sostengono un lieve festone di fiori con la grazia pura dei putti correnti intorno alla tomba di Ilaria del Carretto nella cattedrale di Lucca». Vittorio Pica liquidò La Croce come «abile ma alquanto faticosa antologia scultoria da Michelangelo a Rodin» (1905), mentre Ardengo Soffici nel 1909, quando era da poco tornato da Parigi avendo negli occhi le novità della scultura di Medardo Rosso, parlò di «pittoricismo».

Bibliografia

Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, pp.72-73

La scultura: Museo Revoltella, Galleria d'arte moderna, a cura di Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, Trieste, Civico Museo Revoltella, 2022, pp.72-73
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