La derelitta

Trentacoste, Domenico

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Oggetto
scultura
Inventario
REV000798
Collocazione
Museo Revoltella - Galleria d’arte moderna
Acquisizione
acquisto; Biennale di Venezia; 1895
Cronologia
1893
Dimensioni
cm; altezza 82; larghezza 50; profondità 56
Materia e tecnica
marmo

Esposta alla prima Biennale di Venezia, nel 1895, "La derelitta" di Domenico Trentacoste, scultore palermitano residente a Parigi dal 1880, otteneva uno straordinario successo, tanto da rendere subito celebre il nome del suo autore, sino ad allora pressoché sconosciuto in Italia. In seguito a questo successo Trentacoste rientrava in patria e si stabiliva a Firenze, divenendo un protagonista della nuova scultura italiana e una personalità di primo piano proprio nell’ambito dell’organizzazione e degli orientamenti delle Biennali veneziane d’anteguerra. "La derelitta", per l’armoniosa ed elevata bellezza della forma, l’intensa vitalità dell’immagine («Par quasi che palpiti, par quasi che viva», esclamava Vittorio Pica) e l’acuta penetrazione psicologica, apparve subito come qualcosa di nuovo e ricco di prospettive nel panorama della scultura italiana. Ugualmente distante da quel «realismo crudo e bruto» che, a detta di Ojetti, aveva imperversato negli anni precedenti, come dal lirismo simbolico bistolfiano, foriero di uno sfaldamento impressionistico della forma che minava l’essenza stessa della scultura, l’opera di Trentacoste sembrò aprire una nuova via: quella di un accordo tra quieta, elevata saldezza formale e intensità patetica dell’espressione. Lo scultore piega qui il nudo femminile in una posa (memore forse della delicata torsione di una Venere accosciata) che obbedisce all’intensità insopprimibile di un moto interiore; mentre la sua straordinaria sottigliezza tecnica riesce a trasfigurare il marmo nella resa della più intensa sensazione di vita e insieme di ineffabile spiritualità. A Venezia "La derelitta" otteneva il premio nazionale per la scultura dei Comuni del Veneto «per l’unità del sentimento della figura e pel fine amore dell’esecuzione», e veniva acquistata dal Museo Revoltella di Trieste, che si assicurava così un’opera destinata a restare nella storia della scultura moderna, e a cui, anche nei periodi di oblio, rimarrà affidato il nome di Trentacoste.

Bibliografia

Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, pp. 258-259

La scultura: Museo Revoltella, Galleria d'arte moderna, a cura di Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, Trieste, Civico Museo Revoltella, 2022, pp. 258-259
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