Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
Erma del principe Felice Baciocchi
Felice Baciocchi nacque ad Ajaccio nel 1762 da una famiglia di nobili origini genovesi decaduta. Intrapresa la carriera militare, prese parte alle spedizioni in Italia tra il 1792 e il 1793 con il grado di sottotenente prima e di capitano poi. Nel 1797 sposò, non senza qualche resistenza da parte del futuro imperatore Napoleone, Elisa Bonaparte, conosciuta durante un soggiorno a Marsiglia. Baciocchi assunse quindi il comando della cittadella di Ajaccio e, nel 1798, del forte Saint Nicolas a Marsiglia. Nominato colonnello l’anno successivo, si trasferì a Parigi. Partecipò al colpo di stato del 18 brumaio compiuto da Napoleone. Nel 1804 divenne generale di brigata e senatore e un anno più tardi fu nominato principe di Piombino e Lucca con il nome di Felice I. Nel 1809 a questi titoli aggiunse anche quello di generale di divisione e altezza imperiale, mentre la moglie Elisa diveniva granduchessa di Toscana e governava energicamente il territorio avviando molte riforme. Il potere dei Baciocchi era però destinato a durare poco. Nel 1814, mentre si avvicinava la sconfitta di Napoleone, Felice e la consorte fuggirono. Dopo varie peregrinazioni, i due coniugi nel 1816 si trasferirono a Trieste dove vissero nel lusso attorniati da una piccola corte, e quindi nella loro proprietà di campagna di Villa Vicentina presso Aquileia. Rimasto vedovo nel 1820, Felice tornò a Bologna, dove risiedette fino alla morte, avvenuta il 27 aprile 1841. Il toscano Lorenzo Bartolini fu il ritrattista ufficiale della famiglia Bonaparte, per la quale eseguì un grande numero di opere, sia busti che figure intere. Dopo avere operato alcuni anni a Parigi, con importanti incarichi alla corte di Napoleone, tornò in patria nel 1807 per assumere, su interessamento di Elisa Bonaparte, la cattedra di scultura all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Il ritratto di Felice Baciocchi fu eseguito probabilmente poco dopo il suo arrivo a Carrara, intorno al 1809. Forse fu ricavato da un calco in gesso dell’originale che doveva essere stato eseguito a Parigi nel 1805. Ne esistono anche altre copie, tra cui si segnala l’esemplare esposto nel Musée Napoléonien del Municipio di Ajaccio, identico al marmo triestino. Questo fu il primo acquisto effettuato dal Museo Revoltella dopo la sua fondazione, nel 1872. Lo offerse al Curatorio il francese Charles Dessalles d’Epinois per la modica somma di 350 fiorini. Allora l’autore non era stato identificato.
Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, pp.60-61