Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
Artista di successo, nominato presidente dell’Accademia di San Luca, si dedicò dagli anni Trenta alla scultura monumentale per la quale è ricordato nella sua città d’origine. A Trieste ha realizzato "I Pili di Piazza Unita d’Italia", "Il Monumento ai Caduti", ma anche le statue monumentali dell’atrio del Banco di Napoli. Erano meno note in città le espressioni più intimiste della sua arte, presentate in una mostra personale dello scultore organizzata nel 1939 presso il Giardino Pubblico. Da una lettera di Giovanni Scaramangà indirizzata al commissario Prefettizio del Comune di Trieste (CMR, Arch. Amm., 9.1939.3854) si apprende l’intenzione del Curatorio del Museo di acquistare in occasione della mostra un’opera dell’artista triestino di cui non si possedeva neppure una scultura. La proposta fu accolta e l’anno dopo fu stanziata una somma di Lire 10.000 proveniente dalle fondazioni Cocchini e Revoltella. La scelta ricadde su "Camilla", testa femminile riprodotta sulla copertina del catalogo dell’esposizione presentata da Silvio Benco, caratteristica della prima produzione dello scultore, spesso indicata anche come "Donna romana" probabilmente per le fattezze fisionomiche incorniciate da una vibrante chioma, «la cui classica compostezza e autorevolezza si traduce in una fusione elegantemente calibrata quasi con architettonica sapienza». «È vero – ammetterà lo scultore in una delle rare dichiarazioni rilasciate in occasione di fugaci interviste, nel 1967 – il ritratto mi ha sempre interessato di più, si tratta di una tendenza naturale. E che voglio trovare l’espressione più vera, quella che rivale l’anima dell’uomo. Questa ricerca è affascinante». Con queste parole lo scultore esprimeva la sua passione per questo genere che lo vide impegnato a più riprese nel corso della sua carriera di volta in volta adattandosi alle tendenze e agli stili del tempo.
Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, p.245