Autoritratto

Bernt, Sylva

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Oggetto
busto
Inventario
REV002905
Collocazione
Museo Revoltella - Galleria d’arte moderna ; REV
Acquisizione
donazione; autore; 1947
Cronologia
1947
Dimensioni
cm; altezza 93; larghezza 60; profondità 90
Materia e tecnica
pietra

Dopo aver esposto questo Autoritratto nel 1947 alla sua prima mostra personale, allestita alla “Galleria Trieste” di Trieste, Sylva Bernt lo donò al Museo Revoltella. I critici dell’epoca avevano recensito l’opera con entusiasmo; Remigio Marini aveva scritto: «Quel blocco di tufo vicentino, da cui sembra essersi disviluppata potente e prepotente la figura di quella donna, ripiegata in un contenuto sforzo, ma che protende in alto la bella testa vibrante di passione e di pensiero come a vittoriosa sfida sulla materia ribelle... quel blocco di pietra superbamente animato e vivo può essere l’immagine di un’artefice e insieme di un’idea, il ritratto morale di una volontà e di un destino». All’epoca dell’esecuzione, Sylva Bernt, nata a Gorizia da un famiglia di antiche origini magiaro-scandinave, aveva trentasette anni e un importante percorso artistico alle spalle. Formatasi in un clima culturale tipicamente mitteleuropeo, nel quale erano nati i suoi interessi per la letteratura, la musica, la danza e il teatro, si era trasferita a Venezia con la sorella Alma (coreografa, amica di Tancredi, Music e Cadorin) e qui, nel 1940, si era diplomata con Arturo Martini all’Accademia di Belle Arti e due anni più tardi aveva esposto per la prima volta alla Biennale. Oltre a rispecchiare efficacemente il temperamento dell’artista per il rigore plastico e l’energica scansione delle masse, rivela l’attenzione della Bernt alle forme massicce e squadrate della plastica medievale e ricorda nell’impostazione le figure stilofore di Arnolfo di Cambio. In un autoritratto precedente, esposto alla Mostra Sindacale della Venezia Euganea del 1943, la stessa autrice aveva limitato l’auto-rappresentazione alla sola testa e conferito grande forza comunicativa all’espressione del volto, stilisticamente caratterizzato dall’influenza martiniana. Una decisiva evoluzione stilistica nell’arte della Bernt era avvenuta dopo il suo trasferimento a Parigi, dove era stata chiamata nel 1952 per decorare la cappella del transatlantico “Bretagna” ed era rimasta fino alla morte, nel 1995. Al contatto diretto con gli artisti parigini si può, infatti, far risalire il suo avvicinamento al Nouveau Réalisme caratterizzante la sua ultima produzione.

Bibliografia

Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, p.68

La scultura: Museo Revoltella, Galleria d'arte moderna, a cura di Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, Trieste, Civico Museo Revoltella, 2022, p.68
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