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Oggetto
dipinto
Inventario
REV000089
Collocazione
Museo Revoltella - Galleria d’arte moderna ; REV
Acquisizione
acquisto; Salon di Parigi; 1886
Cronologia
1886
Dimensioni
cm; altezza 214; larghezza 298
Materia e tecnica
tela/ pittura a olio

Come per il quadro di Evariste Carpentier posseduto da questo museo, anche il dipinto di Geoffroy fu notato dal pittore Giovanni Rota durante la sua visita al Salon parigino dell'86 e segnalato ad Alfredo Tominz giudicandolo degno di essere acquistato "specialmente per il sentimento, per la verità e per la fattura artistica" e perchè presentava un soggetto d'attualità con "ragazzi piccoli e grandi, fanciulli (...) vittime della miseria che si sfamano in una corte dinanzi ad una grande pentola dove qualche persona caritatevole viene così in loro soccorso" (dalla lettera di Giovanni Rota ad Alfredo Tominz del 10 maggio 1886). Il Rota si adoperò molto per l'acquisto, come stanno a testimoniare le numerose lettere conservate presso l'archivio amministrativo, inviando fotografie, notizie relative all'autore, riferendo dei colloqui avuti direttamente con il Geoffroy; dimostrandosi alfine soddisfatto della decisione del Curatorio, ma quindi deluso perchè in un articolo dell'Indipendente, non compariva il suo nome ma quello di Leon Bonnat in qualità di consigliere del Curatorio per l'acquisto. Il nome di Bonnat, compare tuttavia in una lettera (non datata) inviata da Parigi dal barone Giuseppe Morpurgo, allora presidente del Curatorio del museo, da cui si deduce che Morpurgo si reca insieme a Rota a visitare il Salon per valutare direttamente i dipinti di Geoffroy e di Carpentier, su cui aveva avuto un parere favorevole anche da parte del Bonnat. In effetti le cronache del tempo diedero risalto all'acquisto di questo quadro, e nell'articolo citato si sottolineava lo "slancio di talento" e la "potenza di verismo" del Geoffroy, si riferiva della menzione del giurì che aveva giudicato l'opera degna della medaglia d'oro, e di un articolo apparso su "Le monde poetique", dove si descriveva il soggetto in maniera più esatta e cruda rispetto quanto aveva fatto il Rota: "Les affamés sono gente che alle porte delle caserme vanno a cercare nei mastelli gli avanzi del rancio, tutto il rifiuto che i cani medesimi disdegnano, e quei derelitti divorano come bestie voraci. Ogni sentimento di umanità sparisce in quegli esseri; il bisogno, la fame, questa lente tortura aguzza soltanto gli istinti di un appetito bestiale. Guardate quei vecchi mendicanti. Quali sguardi d'odio e d'invidia gettano su quei due fanciulli che non ardiscono avvicinarsi; guardate come essi difendono quelle immondizie che il lungo digiuno fa loro sembrare un pasto da contendersi. Geoffroy non aveva ancora trattato personaggi di questa grandezza; e mai non era riuscito come ora a descrivere con più rigorosa intensità i drammi della strada sempre toccanti nella loro orrida brutalità". Il dipinto aveva quindi ottenuto la medaglia di II classe al Salon. Giovanni Rota donerà nel 1901 al museo un pastello del Geoffroy, Studio di bambino.

Bibliografia

Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan. Vicenza : Terraferma ; Trieste : Museo Revoltella, 2004, p. 230

Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan, Vicenza, Terra ferma, 2004, p.230
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