Madonna

Carena, Felice

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Oggetto
dipinto
Inventario
REV000311
Collocazione
Museo Revoltella - Galleria d’arte moderna
Acquisizione
acquisto; X Biennale di Venezia; 1912
Cronologia
1910
Dimensioni
cm; altezza 108; larghezza 98
Materia e tecnica
tela/ pittura a olio

Madonna rientra nella serie di 21 opere presentate da Carena alla Biennale del 1912 (ma Perocco sottolinea come in realtà ve ne fossero 22: un Autoritratto fu aggiunto più tardi; Perocco, 1974, p.8). La personale, organizzata anche grazie all'interessamento di Augusto Ferrero, raccoglieva i lavori realizzati dall'artista negli ultimi tempi, quando si trovava a Roma dopo aver vinto il Pensionato nazionale, nel 1906, con il quadro La rivolta. Ferrero scrisse a Fradeletto il 24 ottobe 1910: “Ecco intanto che ti vengo a chiedere: Vorresti, per il 1912, dare una parete a Carena? Una parete non una sala. Egli non intende partecipare alla Mostra romana del 1911: e, invece, vorrebbe affermarsi degnamente a Venezia dove ebbe le prime e maggiori soddisfazioni” (Archivio Storico Arti Contemporanee, Fondo storico, SN busta n.37, fasc.5, Carena Felice, p.5). L'attenzione destata alla Biennale del 1909, allorché Carena espose due dipinti – una Vittoria, molto apprezzata da Pica, e i Viandanti, poi acquistati dalla Galleria Marangoni di Udine – e l'interesse suscitato da Roma, nel 1910, dai suoi studiati cromatismi, non gli risparmiarono in occasione della personale veneziana qualche nota critica. Damerini vide in Carena “giovane pieno di promesse ma dalla ispirazione ancora diseguale, incerta sulle orme di maestri dissimili tra loro come ad esempio Eugène Carrière e Franz Stuck (Damerini, 1912), altri sottolinearono un certo “abuso della mobilezza” (Sandro, 1912). Tra la serie di bimbi dai “capelli rossicci” (alcune erano immagini della figlia Marzia), e i ritratti della baronessa Ferrero e del fratello del pittore, vi era un paio di oli aventi per tema la maternità. Le due tele andarono vendute: Madre venne acquistata dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, mentre Madonna, confluì nelle collezioni del Museo Rivoltella. E se la prima fu un'opera apprezzata per il sapiente digradare dei toni grigi, il dipinto del Rivoltella venne descritto da Ometti come un “quadro fastosamente decorativo [..ove] il volto malinconico e sfumato della madre resta solo a soffrire sopra una festa di rossi, di verdi, di viola, contro un cielo turchino” (Oyetti, La decima Esposizione d'Arte a Venezia, Bergamo, Istituto Italiano di Arti Grafiche, 1912, p.19). La rassegna indubbiamente venne a collocarsi in un periodo di grande ricerca e maturazione stilistica di Carena, il quale ancor giovane e dopo gli esordi accademici con Giacomo Grosso, si era volto a tematiche di tipo simbolista – anche grazie ai contatti col Bistolfi con lo scrittore Arturo Graf – e intimista, con una predilezione per soggetti “improntati a tenerezza di sentimenti e malinconia” (Perocco, 1979). In questo percorso l'artista guardò a Böcklin e ai moderni spagnoli, ma fondamentale fu soprattutto l'influenza del Carrière, dal quale il Carena mutuò la vaporosità del tocco, arricchendola, personalmente, con scelte cromatiche più accese laddove il maestro francese preferiva le penombre. Ometti, infatti, nonostante alcune perplessità, non esitò a ritrovare nel pittore le doti del grande “sinfonista. I colori sia a olio che a pastello egli li raggruppa, li vela, li fonde, li impone, li richiama a distanza con echi impensati e tenerissimi” (Ojetti, 1912, p.19). Nacquero così i “ritratti dall'intenso contenuto psicologico; scene familiari; delicata interpretazione della maternità e dell'infanzia: amoroso, fraterno senso di umanità; poetici fantasmi, e pura e schietta visione del vero” (Ferrero, 1912), della Biennale del 1912.

Bibliografia

Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan. Vicenza : Terraferma ; Trieste : Museo Revoltella, 2004, pp. 122-123

Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan, Vicenza, Terra ferma, 2004, pp. 122-123
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