Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
Firmato e datato in basso a destra “Pisis 44”, questo dipinto è entrato a far parte della collezione del Museo Revoltella grazie ad una cospicua donazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ufficio Zone di Confine, che - tramite una lettera del 17 settembre 1948 (n. 295/48) - aveva stanziato la somma di 2.000.000 di Lire per l'incremento delle collezioni ai Musei Civici di Trieste. Il fondo era stato equamente diviso tra il Museo del Teatro e il Museo Revoltella e per quest'ultimo erano state acquistate 23 opere, scelte dall'allora Soprintendente ai Monumenti Gallerie e Antichità di Trieste, Fausto Franco. Dopo un'annosa questione – documentata, nell'archivio del museo, da alcune lettere di sollecito - nel 1955 furono finalmente consegnati al Revoltella i dipinti, tra i quali figuravano, oltre quelli di diversi artisti triestini, anche i lavori di importanti maestri nazionali, come Morandi, Semeghini, Tosi e de Pisis. Acquistato nel settembre del 1950, "Interno con Cocò" (come documenta un talloncino posto a tergo dell'opera) era di proprietà della Galleria del Cavallino di Venezia, che nel giugno dello stesso anno aveva ospitato la mostra "Maestri della pittura contemporanea", a cui de Pisis aveva partecipato. Nella città lagunare de Pisis si era trasferito nel 1943, dopo che un bombardamento su Milano aveva distrutto la sua casa in via Rugabella. Nell'ambiente rappresentato - descritto con la più tipica fattura pittorica del maestro ferrarese, fatta di fulminei e approssimativi tocchi di colore - è forse possibile riconoscere la sala da pranzo di quello che egli amava definire il suo “palazzotto” veneziano, acquistato proprio nell'anno di esecuzione del dipinto e arredato con mobili di stile settecentesco. L'edificio si trovava in San Sebastiano 1709, detto alla veneziana “San Bastian”, da cui de Pisis aveva preso la sigla S.B., che nel dipinto in esame è posta in alto a destra. Considerando, però, che per qualche tempo dopo l'acquisto dell'abitazione questa era ancora occupata dai vecchi inquilini, è anche possibile che la suddetta sigla si riferisca a “San Barnaba”, dove il pittore teneva uno studio mentre era alloggiato al Hotel Serenissima. Le lettere S.B. compaiono nelle tele dipinte prima del 1949, anno in cui erano iniziati i suoi ricoveri in case di cura, dovuti a una malattia del sistema nervoso. Tornando all'analisi del dipinto, è possibile scorgere, dietro al mobile circolare coperto da una lunga tovaglia rossa, il trespolo sul quale è posato Cocò, l'affezionatissimo pappagallo che l'artista era solito portare sulla spalla durante le sue passeggiate per Venezia e per il quale, sempre nel 1944, aveva fatto decorare la cassetta da viaggio (oggi conservata alla Galleria d'Arte Moderna di Verona) dai suoi amici pittori: Tosi aveva dipinto il coperchio, de Chirico la facciata con il buco per l'areazione, Campigli il lato sinistro e lo stesso de Pisis il lato destro. L'opera del Revoltella riveste un interesse particolare se si considera che non sono molti, nella produzione dell'artista, gli interni in cui è visibile un'ampia porzione di stanza, mentre riproduce più spesso un frammento di realtà visto da vicino, riproponendo con straordinaria modernità il genere tradizionale della natura morta. Nella poetica di de Pisis l'interno, come ha scritto Stefano Crespi, “diventa “aspaziale”, “adimensionale”. C'è un aggregarsi degli oggetti, ma anche una tensione emotiva, imprevedibile, lievemente “analfabetica”. Ci sono citazioni, quadri nel quadro che evidenziano il tramonto del soggetto e quello struggimento, così contemporaneo, di un tempo slegato e anacronistico” (S. Crespi, Filippo de Pisis. Nature morte, Milano, Charta, 1996, p. 20). Dell'artista il Museo Revoltella possiede anche un olio su tavola del 1945, intitolato "Annaffiatoio" (Inv. n. 2901; n. 1945 4 del Catalogo generale, Briganti, 1991), donato dal Circolo di Cultura di Trieste nel 1946.
Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan. Vicenza : Terraferma ; Trieste : Museo Revoltella, 2004, pp. 136-137