La proclamazione del Porto Franco di Trieste

Dell'Acqua, Cesare

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Oggetto
dipinto
Inventario
REV000005
Collocazione
Museo Revoltella - Galleria d’arte moderna ; REV
Acquisizione
legato; Revoltella, Pasquale
Cronologia
1855
Dimensioni
cm; altezza 152; larghezza 224
Materia e tecnica
tela/ pittura a olio

Il dipinto venne eseguito su commissione di Pasquale Revoltella per il nuovo palazzo costruito dal barone (1753), attuale sede del Museo. L'anno dopo l'artista avrebbe completato anche il suo pendant, La dedizione alla Casa d'Austria. Come suggerisce Maria Masau Dan (1996), i dipinti vennero affidati a Dell'Acqua "quasi certamente per il tramite di Kandler". E allo storico Pietro Kandler, con l'avallo del committente, spettò probabilmente di scegliere due episodi di storia triestina che potessero dar lustro alla dimora del Revoltella e alla fama di mecenate che egli perseguiva. "Che si tratti di un'impresa a carattere pubblico, e pertanto di taglio museale, e non di una mera scelta da collezionista é dimostrato, se mai ci fossero dubbi, dall'esistenza di uno stampato di quattro pagine ... attribuibile senz'altro al Kandler, che reca una dettagliata descrizione dell'opera" (Masau Dan l.c.). Nell'opuscolo si reperiscono tutte, o quasi, le informazioni necessarie a "decifrare" la rappresentazione. Dopo che Carlo VI nel 1717 aveva con le sue "ordinanze" favorita la città di alcune esenzioni, nel 1719, cedendo alle reiterate insistenze della popolazione, si concedeva a Trieste la "patente" di Portofranco. La notizia é portata dal nobile Giovanni Casimiro Donadoni, ultimo peroratore della causa triestina a Vienna, "caldissimo avvocato del Portofranco", che giunge a cavallo nell'"emporio mercantile": secondo le parole del Kandler quel "sito murato, che anche poi e sino a Maria Teresa fu Portofranco, fino a che questo fosse esteso a tutta la città. La scena rappresenta appunto questo recinto, il quale era il terreno, ove oggi é il teatro e li fondi all'intorno". In questo spazio delimitato dal muro di cinta, con il portale d'ingresso sormontato dalle statue di Nettuno e Mercurio - allusive della navigazione e del commercio (il Nettuno sembra desunto dalla statua di Antonio Bosa per l'attico della Borsa) (cfr. Pavanello 1988, p.278) - si distinguono due gruppi di personaggi. A sinistra, in mezzo alle mercanzie, i tipi rappresentativi delle popolazioni "commercianti": "il Carniolico, l'istriano dell'interno, i propri, l'Ebreo, il Dalmata, il Greco dell'Adriatico; a destra "i patrizi siccome quelli che più d'altri desideravano il commercio al quale poi non era lecito di partecipare nè parteciparono, e che anzi dal Portofranco dovevano venir annichiliti". Il natante che si vede di poppa nel porto, oltre il cancello, come gli altri impavesato per l'occasione, é "una di quelle due navi che nel 1717 uscirono da Ostenda e si recarono all'Indie Orientali per esplorare quale commercio propizio potesse avviare l'Austria con quelle parti remote". Queste, in sintesi, le informazioni fornite dall'opuscolo illustrativo tirato a chiarimento dell'opera. Osservando attentamente il dipinto, sorge altresì il sospetto che nella rappresentazione vi sia dell'altro, particolari di carattere privato che non si intendeva dare "in pasto al pubblico". Non é mai stato notato, ad esempio, che, oltre alla firma del pittore e alla data, apposte per esteso e in bella grafia sul margine inferiore destro della tela, sulle casse e sugli imballi delle merci in transito si leggono alcune stampigliature, non prive di significato. Il coperchio di un barile é marcato "C.D.A. / 1855", acrostico facilmente risolvibile, trattandosi evidentemente del monogramma di Dell'Acqua e della data del dipinto; sull'imballo a questo soprammesso si leggono le lettere "P R", allusive al nome del committente: Pasquale Revoltella; sulla cassa nell'angolo all'estrema destra del quadro si vedono le lettere "M S" intrecciate: é molto probabile - come suggerisce Bianca Cuderi, che ringrazio - che i caratteri si riferiscano al cognome del più caro amico di Pasquale Revoltella, suo esecutore testamentario e primo presidente nel Curatorio del neoistituito museo, il barone Giovanbattista Scrinzi di Montecroce; nessun indizio consente invece, allo stato attuale degli studi, di sciogliere il significato di due altre iniziali, "C S", che si intravedono, seminascoste, sull'altra cassa, isolata verso il centro del quadro. Se risulta difficile valutare oggi quale parte avesse avuto Scrinzi di Montecroce nella commissione, vale invece forse la pena segnalare un particolare curioso. Nel gruppo dei "patrizi" due personaggi si distinguono tra la folla - tanto da essere utilizzati spesso quale "particolare" nelle riproduzioni fotografiche del dipinto - per essere le loro figure isolate dalle altre, per essere riccamente vestiti e sopratutto per presentare fisionomie maggiormente individuate. Si tratta di una dama bionda e del suo elegante accompagnatore che saluta Donadoni alzando il tricorno. La fisionomia di quest'ultimo, cui sembrano indirizzarsi gli sguardi del messaggero, corrisponde a quella, ben nota, di Pasquale Revoltella, riconoscibile quanto basta, pur senza i consueti favoriti e sotto il "velo" del costume settecentesco, con tanto di parrucca. Viene subito da chiedersi chi sia la graziosa accompagnatrice, se le iniziali "C S" abbiano a che fare con lei e quale relazione sussista tra la coppia e il neonato tenuto in braccio da un servo, il quale pure ha tutta l'aria di un ritrattino: domande tutte alle quali, per il momento, non é possibile rispondere, e forse é proprio ciò che avrebbe desiderato il barone Revoltella. Conclude Kandler nella sua illustrazione del dipinto: "Del merito artistico nulla diremo, ché il pittore Dall'Aqua é ormai tale che il nome suo é giudizio. Diremo all'invece del committente il quale precettato l'argomento, ha voluto che le storie dell'emporio sieno scritte sulle tele, e da sì valente pittore. Se non andiamo errati é suo proponimento che il quadro passi in modo sicuro ai posteri, che vedranno, come il pensiero dell'emporio, cominciato in opera entro recinto meschino, varchi ora l'istmo di Suez e pel Mar Rosso si rechi alle Indie, alle quali nel 1717 inviavansi navi investigatorie".

Bibliografia

Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan. Vicenza : Terraferma ; Trieste : Museo Revoltella, 2004, pp. 80-81

"Il Museo Revoltella di Trieste", a cura di Maria Masau Dan, 2004, VIcenza, Terraferma: Trieste, Muyseo Revoltella, 2004, pp. 80-81

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