Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
“Mi sento come un insetto dentro le cose”. In queste parole di Morlotti – che il critico Marco Valsecchi ha citato presentando la sua sala personale alla Biennale veneziana del '62 – può dirsi sintetizzata gran parte della ricerca condotta dal pittore negli anni cinquanta e sessanta. Nelle tele dipinte in quest'arco cronologico, infatti, egli esprime con grande vigore e immediatezza un sentimento panico della natura, vissuto non come percezione epidermica, ma come profonda identificazione tra l'esistenza umana e il divenire organico delle cose. Plasmata a colpi di spatola e scavata da grossi solchi, la corposa materia cromatica sembra pulsare di vita propria, nei brulicanti grovigli vegetali che la luce rivela con improvvisi bagliori e soffocate penombre. L'artista esprime così quel suo “quotidiano impulso ad affrontare il turbamento della vita per cavarne una luce di poesia, per vincerlo nell'impegno di una creazione che costa la stessa fatica del contadino sulla terra”. (M. Valsecchi, in XXXI Esposizione…, cat. mostra, Venezia, 1962, p. 44) L'opera in esame - che, come indica un talloncino posto a tergo, apparteneva alla collezione di Giuseppe Palazzoli, titolare della Galleria Blu di Milano - è stata acquistata dal Museo Revoltella in occasione della Biennale di Venezia del 1962, dove Morlotti, presente con ventidue opere del periodo 1959 – '62, ha ricevuto (ex aequo con Capogrossi) il premio riservato al miglior artista italiano. La sua importanza nel panorama artistico nazionale era stata riconosciuta anche dai curatori del Museo Revoltella che, costretti a contenere le spese per l'incremento della collezione in previsione dei prossimi lavori di ampliamento del museo, all'esposizione veneziana avevano dovuto limitarsi all'acquisto di tre pezzi: quest'olio, l'Arena di Gianni Dova e il bronzo Piani orizzontali di Umberto Milani. Come documenta una ricevuta rilasciata dall'Ufficio Vendite della Biennale, per venire incontro alle esigenze economiche del museo, il prezzo dell'opera di Morlotti era stato addirittura dimezzato, rispetto alla richiesta iniziale, da 1.400.000 a 700.000 Lire. Dopo Afro, Santomaso, Vedova, Corpora e Moreni, veniva così ad essere rappresentato nella collezione del Revoltella un altro degli “Otto pittori astratto-concreti”, esponenti del naturalismo astratto italiano degli anni '50. Realizzato a un decennio di distanza dall'adesione al gruppo degli Otto, il presente dipinto appartiene ad una fase molto importante dell'evoluzione stilistica di Morlotti, sempre più attratto dalla poetica dell'Informale ma ancora sensibile alle suggestioni visive del paesaggio. Segue di due anni il suo viaggio in Inghilterra e in Scozia con il pittore Aldo Bergolli, soggiorno che gli aveva ispirato opere come "Sterpi in Scozia" e "Passion friuts", che, per l'irruenza del segno pittorico e la tavolozza impostata sui toni del verde e del viola, sembrano anticipare il presente lavoro. Ma quest'ultimo è molto vicino anche ai paesaggi dipinti a Bordighera, in Liguria, dove Morlotti si era recato in vacanza nel '59 e aveva tenuto uno studio nei cinque anni successivi. Pur non richiamando alcun soggetto nel titolo, anche nei caotici inviluppi di colore del "Motivo in viola" è possibile ravvisare un richiamo alla vegetazione della riviera ligure, che con i suoi cactus e le sue magnolie aveva particolarmente affascinato il pittore.
Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan. Vicenza : Terraferma ; Trieste : Museo Revoltella, 2004, pp. 202-203
"Il Museo Revoltella di Trieste", a cura di Maria Masau Dan, 2004, VIcenza, Terraferma: Trieste, Muyseo Revoltella, 2004, pp.202-203