Armonia in bianco e rosso

Parin, Gino

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Oggetto
dipinto
Inventario
REV000383
Collocazione
Museo Revoltella - Galleria d’arte moderna
Acquisizione
acquisto; 1915
Cronologia
1914
Dimensioni
cm; altezza 100; larghezza 91
Materia e tecnica
tela/ pittura a olio

“In seguito alla qui unita lettera della Direzione del Circolo Artistico, nella quale prega il Curatorio con riguardo alla grave situazione creata agli artisti […] dall'attuale stato di guerra, di fare qualche acquisto alla Permanente: il Curatorio […] presa ispezione delle opere esposte, decide di acquistare il quadro di Gino Parin – “Armonia bianco rosso” per il prezzo di L. 1500.” In questo modo e in un periodo così delicato, come è specificato nella motivazione per l'acquisto espressa nel verbale del curatorio del 10 aprile 1915, il dipinto di Federico Pollack, alias Gino Parin, entrava a far parte delle collezioni del Museo Revoltella. Continuamente in viaggio tra Francia, Svizzera, Inghilterra, Germania e Austria, a partire dall'anno di esecuzione del ritratto in esame Gino Parin stabilisce la propria definitiva residenza a Trieste dove, oltre all'attività artistica, si dedica anche all'insegnamento del “Disegno a mano libera” presso le Scuole Reali. Tali ed altre notizie qui riportate si possono ricavare dalla recente monografia di Claudia Ragazzoni dedicata all'artista ebreo, che assunse la cittadinanza svizzera fin dall'epoca della frequentazione dell'Accademia monacense (1895-1900 ca.), sotto la guida di Karl Raupp. La donna ritratta, Fanny Lackenbacher, moglie dell'ingegnere ebreo Moisé Mario Tedeschi, compare in un grandissimo numero di disegni ed olii dell'artista, a partire dal 1911 e fino alla morte prematura della donna (1927), con la quale nel frattempo Parin stringe un'intenso legame. Fanny Tedeschi frequentava l'ambiente del Circolo Artistico triestino (è citata da Carlo Wostry in alcuni punti della sua Storia del Circolo, 1933) e risultava proprietaria, assieme al marito, dello stabile di via Besenghi 13, dove il pittore andò a vivere al suo rientro da Monaco. «In questo dipinto – scrive la Ragazzoni nel rilevare la diversità d'impostazione compositiva e di resa del presente ritratto rispetto alla Donna in bianco, ugualmente del Museo Revoltella – l'artista triestino sospendeva, ma per poco, le illuminazioni drammatiche e si dedicava alla descrizione particolareggiata del soggetto avvalendosi di un'intensa luce frontale che appiattisce la composizione ma raggiunge ogni angolo del quadro. Il gusto per le «cineserie», che ogni tanto si affaccia nella sua opera, gli consente di indugiare sulla gamma di rossi del sfondo, di illuminare ad arte i gioielli ed il ricamo dell'abito e concedersi una piccola natura morta. » E, nell'osservare l'inconsueta importanza da Parin attribuita alla definizione del contesto in cui appare la donna, scrive ancora: «In Armonia in bianco e rosso l'ambientazione risulta pertanto costruita, mentre in altre tele qualsiasi riferimento ad oggetti circostanti è assente; in ogni caso si avverte l'esigenza di restituire un'immagine idealizzata non toccata dalla quotidianità.» (Ragazzoni, p. 60) In accordo con quanto esprime l'autrice della monografia sul fatto che Parin, per la calda e fulgida stesura pittorica del ritratto, attinge alla “pittura tonale veneta”, è pure evidente, massimamente in quest'opera, a parere della scrivente, l'attenzione del pittore per la lezione secessionista, individuabile nel ricco decorativismo della figura e dello sfondo, dove la sinuosità delle linee non permette all'occhio di soffermarsi su alcun punto in particolare, e nella scelta del formato quadrato del dipinto, privilegiato da Franz von Stuck e dagli artisti secessionisti in generale. La gratitudine dell'artista per l'interesse e per il gesto di solidarietà dimostrato dal Curatorio in occasione dell'acquisto del ritratto in esame (prima delle circa novanta opere di Parin – tra disegni ed olii - ad entrare nelle collezioni del Museo Revoltella), traspare dalle parole che seguono: “[…] Per la decisione presa, con la quale viene a realizzarsi un desiderio da me per lungo tempo nutrito, trovo di esprimere allo spett. Curatorio i miei più caldi ringraziamenti [… ]” (lettera del 13 aprile 1915, Archivio del Museo Revoltella).

Bibliografia

Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan. Vicenza : Terraferma ; Trieste : Museo Revoltella, 2004, pp. 160-161

"Il Museo Revoltella di Trieste", a cura di Maria Masau Dan, 2004, VIcenza, Terraferma: Trieste, Muyseo Revoltella, 2004, pp.160-161

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