Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
Il 20 giugno 1934 l'architetto Arduino Berlam scrive a Edgardo Sambo informandolo dell'intenzione del pittore Dyalma Stultus di cedere la Corona di San Giovanni in cambio dell'opera già posseduta dal museo, L'Antiquario, dietro pagamento di L.1.000 offerte dal Museo. In questo modo entra a far parte delle collezioni del Revoltella un'opera esposta nel 1931 alla V Esposizione d'Arte del Sindacato Regionale della Venezia Giulia dove è stata notata dall'architetto Berlam che la considera “una delle cose migliori apparse alle mostre recenti” (Berlam, 1934, p.81). Caratteristica della produzione degli anni trenta del pittore triestino, segna una tappa fondamentale del suo iter artistico; dopo gli esordi triestino-veneziani contrassegnati dalla necessità di sperimentare gli insegnamenti di matrice tedesca visti alle Biennali dei primi anni di attività Dyalma Stultus come molti altri suoi concittadini necessariamente si confronta con la realtà nazionale. Nel 1927 compie il suo primo viaggio a Firenze, dove si trasferirà definitivamente nel 1941, non rimanendo indifferente al Novecento, movimento al quale non aderisce ufficialmente ma che considera uno dei fenomeni artistici più interessanti anche sulla scorta dei rapporti avuti prima con Felice Carena e poi con Ardengo Soffici. L'esperienza fiorentina lo avvicina, però, non solo alle ultime tendenze artistiche ma gli offre anche la possibilità di conoscere personalmente la grande tradizione italiana, per Stultus punto di partenza fondamentale soprattutto per quanto riguarda lo studio della forma. La corona di San Giovanni, infatti, dimostra la compresenza di questi elementi stilistico-culturali. I soggetti femminili, oltre a essere un fattore unificante della produzione triestina di questi anni, sono uno dei temi preferiti da Stultus che li rende attraverso dei ritratti individuali o più raramente, come nel caso della Corona di San Giovanni, con una doppia presenza. La passione dell'artista per i paesaggi della zona del Goriziano e della valle dell'Isonzo lo spinge a ritirarsi in quelle zone dove “vivevo quella vita semplice e primitiva, come quei contadini, che subito mi erano amici; ed io ero tanto felice di ritrarre la loro anima, il senso della terra nei paesaggi e, più di tutto, le loro scene familiari, quasi mitiche”. (D. Stultus, Amore e passione per l'Arte, 8 maggio 1948 sta in N.Comar, 1993, p.75). Nel caso della Corona di San Giovanni grazie ad una testimonianza di Riccoboni, (Una visita allo studio del pittore Dyalma Stultus, 1930) si sa per certo che si tratta“di due giovani donne slave, di Vipacco, col caratteristico fazzoletto annodato in testa”, impegnate nella preparazione di una corona di fiori da appendere, come vuole la tradizione, accanto all'uscio di casa già alla vigilia di San Giovanni (24 giugno), una delle feste più sentite nelle vallate slovene soprattutto per pronosticare fidanzamenti e matrimoni e per leggere il futuro delle giovani ragazze. (Gorizia con le vallate dell'Isonzo e del Vipacco, Udine, 1930, p.64, 79-80; M. Quaglia, La Festa di San Giovanni Battista. Riti e credenze di una notte d'estate in Maravee = meraviglia = cudez = wundern = maravea = kaka na lipa cudna ric = marvel : La luce della notte : arte letteratura teatro danza musica per San Giovanni, Electa, 2002, p. 27-31). I soggetti resi in pose eleganti, con delle vesti succinte dalle quali emergono dei corpi modellati mettono in luce un'accurata attenzione per la forma, particolarmente studiata per gli ovali del viso. Le scelte compositive e l'ambientazione interna con sfondo che è una quinta di tende dimostrano da parte di Stultus una conoscenza delle opere di Casorati e in particolare di Meriggio, in museo dal 1924. La compresenza dell'amicizia femminile e dei riti popolari tipici della produzione dell'artista qui convivono in un clima intimistico, magico che il pittore stesso definisce come “un ALONE o una FLUTTUAZIONE che determina un nuovo taglio AUREO (EURIPIDE). A mia disposizione c'è questo plus, che non altro è che un'aurea psichica che chiunque nella natura può imparare a scorgere”. (Dyalma Stultus, Manoscritti, sta in N.Comar, 1993, p.76). Di Dyalma Stultus il Museo Revoltella possiede anche un Autoritratto dell'artista e il paesaggio Pian di Borno sul fiume Oglio.
Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan. Vicenza : Terraferma ; Trieste : Museo Revoltella, 2004, pp. 174-175