Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
Nel maggio del 1936 il Curatorio del Museo Revoltella prese in considerazione l'offerta d'acquisto, presentata dalla Galleria Trieste, relativamente ad alcune opere di grande rilevanza storico-artistica, ovvero il busto in bronzo del Duca d'Aosta di Arturo Martini, il Gavroche di Medardo Rosso, i Gladiatori di Giorgio de Chirico e il Paesaggio di Arturo Tosi. Mediante la consuetudine della permuta, il Museo Revoltella si impegnava a cedere in cambio una serie di opere di valore equivalente a quello offerto. Per il dipinto di Tosi, il direttore di allora Edgardo Sambo, che proprio in quegli anni stava sostenendo per conto del Museo Revoltella un'efficace politica acquisitiva, cedette alla Galleria triestina un olio di Aristide Sartorio intitolato La vittoria di Ostia, e un quadro con soggetto di genere di Willhem Meyerheim. Il doppio titolo con cui oggi il quadro in esame è conosciuto e anche identificato sulla scheda di catalogazione, non coincide però con il titolo che si legge al n. 2308 dell'inventario del Museo (Paesaggio). Ciò non costituirebbe un problema, se non fosse che nella documentazione di tre anni successiva alla permuta del 1936, si menziona nuovamente Tosi in relazione ad una nuova proposta riguardo ad una permuta tra il “bozzettone del Tosi di proprietà del Museo, con il paesaggio ad olio dello stesso autore offerto dalla Galleria Trieste, offrendole per il maggior valore dell'opera un compenso da L.1000.” (Verbale del Curatorio, 20 giugno 1939). Di questo nuovo scambio tra il Museo e la Galleria triestina non vi è proprio traccia al numero 2308 del citato inventario museale, dove appare segnalata unicamente la permuta del 1936, inerente la cessione dei suddetti quadri di Sartori e Meyerheim. Rimane il fatto incontestabile che l'opera qui esaminata, evidentemente di alta qualità, è il quadro per cui venne offerto un compenso aggiuntivo e la doppia titolazione deriva forse da una certa confusione creatasi a causa dell'incompletezza delle carte d'archivio riferite a tale faccenda. “Attesi per qualche tempo allo studio della figura, ma da circa un trentennio – scrive di sé Tosi nel 1931 - mi sono dedicato quasi esclusivamente alla pittura di paese e nature morte.” Il paesaggio del Museo Revoltella, eseguito nel corso della prima metà degli anni trenta considerato lo stile, che lo accomuna a diverse versioni dello stesso paesaggio eseguite in quegli anni, rappresenta “l'agro di Rovetta”, nella bergamasca Val Seriana, dove l'artista fissò la sua dimora in seguito al matrimonio con la contessa Beatrice Alborghetti di Bergamo. Poetiche varianti (Paesaggio a Rovetta, Nevicata, Dal mio giardino, L'agro di Rovetta, Prima neve, Estate, ed altri ancora) di questo scorcio, delimitato sullo sfondo sempre dagli stessi monti, il Falecchio e il Pizzo Formico, si ripetono costantemente anche nel decennio successivo, senza timore di arida ripetitività, come è ben espresso nelle parole di Scheiwiller che seguono: “[…] che la scelta del paesaggio si limiti a quello bergamasco e ligure e negli ultimi anni a quello del lago d'Iseo è verissimo; ma che nel ritrarre le loro sembianze, anche quando ricorre più volte allo stesso paesaggio, il pittore si ripeta, io lo nego assolutamente.”- afferma l'editore nel '42, nello svelare l'aspetto più affascinante del pittore lombardo. “Ogni tela – osserva il noto editore- ha una fisionomia ben distinta e inoltre fortemente personale. […] Data l'indole del pittore in sommo grado sensibile allo spettacolo della natura nelle sua varie fasi atmosferiche, una ripetizione meccanica dello stesso soggetto è senz'altro esclusa. Pur essendo negato al pittore di penetrare nei misteri della natura, egli riesce attraverso il suo sogno poetico ad ingannare se stesso e lo spettatore sulla realtà del soggetto interpretato. Riesce ad afferrarne la veste materiale, eliminando mercè l'ausilio della propria tecnica pittorica la parte caduca di quella materialità visiva. Ora questo inganno per chi lo concepisce e per chi lo subisce non può essere lo stesso, non può insomma ripetersi. Non è dunque la ripetizione dello stesso soggetto, ma il modo di illuderci su di esso che conta; è nell'opera di Tosi l'illusione che il pittore ci offre varia di volta in volta. (Giovanni Scheiwiller, Arturo Tosi, Monografie d'arte di “Stile” a cura di V.E. Barbaroux e Gio Ponti, Garzanti Editore, Milano 1942, s. p.) Di questo artista il Museo Revoltella possiede un altro dipinto intitolato Garzana, entrato nelle collezioni museali nel 1955, mediante la stessa modalità di acquisizione di diverse altre opere, quale dono della Presidenza del Consiglio - Ufficio zone di confine, in occasione della ricongiunzione di Trieste al territorio italiano (1954).
Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan. Vicenza : Terraferma ; Trieste : Museo Revoltella, 2004, pp. 176-177