Il Pincio

Spadini, Armando

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Oggetto
dipinto
Inventario
REV002742
Collocazione
Museo Revoltella - Galleria d’arte moderna ; REV
Acquisizione
permuta; 1941
Cronologia
1910-1913
Dimensioni
cm; altezza 90; larghezza 100
Materia e tecnica
tela/ pittura a olio

“Questo dipinto, pregevole per la sua struttura densa, spaziosa e luminosa, è opera autentica di Armando Spadini. La sua esecuzione, da situarsi intorno al 1910, risponde ai caratteri che distinguono la seconda maniera del pittore, elaborata tra la fine del periodo fiorentino e il principio del periodo romano con le sue nuove esperienze pittoriche. Per questo, sotto il rapporto tecnico, esso costituisce un'espressione relativamente inconsueta e singolare nella serie dei paesaggi spadiniani.” Con queste parole si esprime Enrico Somarè, nel maggio del 1940, riguardo al dipinto dell'artista toscano pervenuto al Museo Revoltella l'anno seguente, con permuta mediata dalla Galleria Trieste. La lettera di autentica del Professor Somarè, conservata presso l'archivio del Museo, 30 gennaio 1941, individua negli anni intorno al 1910 (anno di insediamento di Spadini a Roma) il periodo probabile di esecuzione del dipinto Il Pincio, anche se, è abbastanza certo, che il cosiddetto ciclo delle vedute di Villa Borghese e del Pincio fu realizzato, più esattamente, tra il 1913 e il 1915. Il 1913, momento cruciale per l'evoluzione del linguaggio pittorico di Spadini, è l'anno della sua partecipazione alla prima Secessione romana e dell'impatto diretto con le opere della pittura impressionista, in quella occasione presente con un'ampia scelta di opere accanto ai maggiori esponenti della pittura fauve. “L'impatto è assai forte ed egli pur dipingendo in quell'anno alcune delle più belle e note vedute di villa Borghese, si trova costretto, dalle esperienze fatte, a ripensare a tutto il suo modo di fare pittura.” (P. Rosazza Ferraris, 1983). Più tardi, in una lettera indirizzata ad Ugo Ojetti (1919), l'artista disconoscerà quel che egli definiva “mezzo periodo di impressionismo” e che, tuttavia, caratterizza con evidenza tutta la sua produzione tra il 1913 e il 1917. Scrive ancora Corrado Pavolini nel 1930: “Se si riflette che, per motivi di tempi, l'«avventura» tecnica di Spadini è l'impressionismo, l'accento di queste tele non può mancar di profondamente stupire: tanto vi traspare, al di là dell'attenzione cromatica data alle apparenze dell'ora, la ben più profonda preoccupazione di mantenere alla veduta l'augusto disteso respiro delle sue masse grandiose […]” Analogamente, nella veduta del Museo Revoltella, le “masse grandiose” degli alberi mantengono la loro fiera solidità grazie ad una stesura pittorica “densa e rilevata”, che sovrasta le figure sottostanti appena sbozzate, colte ciascuna nelle diverse gradazioni di una discreta luminosità. Oltre al dipinto Il Pincio, concesso in prestito alla Gemäldegalerie di Vienna nel 1964 per una mostra sui giardini e parchi nelle rappresentazioni pittoriche (Verbale del Curatorio, 26 maggio 1964), un'ulteriore opera di Spadini (mai pervenuta nelle collezioni museali) era stata sottoposta all'attenzione di Edgardo Sambo nel 1931, allora Direttore del Museo Revoltella: un Paesaggio con tre alberi in primo piano, pubblicato nella monografia di Adolfo Venturi (cat. N. 402) e già proprietà del senatore Malagodi (archivio del Museo Revoltella, lettera di Virginia Guglielmi del 22 giugno 1931), di cui il Museo possiede la sola riproduzione fotografica in bianco e nero.

Bibliografia

Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan. Vicenza : Terraferma ; Trieste : Museo Revoltella, 2004, p. 245

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