Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
L'opera costituisce la prima prova di un certo impegno eseguita dall'artista ferrarese che all'epoca era solo ventisettenne. Come risulta dalle carte di Oreste Basilio, il dipinto si trovava nella collezione triestina di Giovanni Guglielmo Sartorio già nel 1850, quando venne esposto a Trieste. Ereditato dalla baronessa Carolina Sartorio, venne da questa donato al Museo nel 1899. Il soggetto del dipinto in questione è tratto dal romanzo di Defendente Sacchi "I Lambertazzi e i Geremei" del 1830. Qui viene rappresentata la scena in cui è stato appena compiuto il delitto ad opera dei fratelli di Imelda nei confronti di Bonifacio, la cui famiglia era di fazione avversa a quella della fanciulla. Le figure degli amanti giganteggiano al centro del cortile interno secondo moduli proporzionali cari alla pittura emiliana del Seicento. Elementi di derivazione guercinesca sono rintracciabili anche nella posa e nell'impianto disegnativo delle figure, mentre l'apertura paesistica oltre la porta e le erbe in primo piano, assieme ad un caldo cromatismo, rimandano alla pittura veneta del '500.
Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan. Vicenza : Terraferma ; Trieste : Museo Revoltella, 2004, pp. 56-57
M. Masau Dan [a cura di], Il Museo Revoltella di Trieste, Trieste 2004, pp. 56-57