Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
La figura allegorica dell’Estate porta la firma di Adriano Bertolucci, erroneamente scambiato per Antonio, scultore di cui si sa ben poco, se non che appartenesse ad una famiglia di statuari carraresi (Giovanni Antonio, Filippo, Lorenzo Bertolucci), che nel 1808 erano aiuti alla Scuola di Scultura della Banca Elisiana diretta da Lorenzo Bartolini presso l’Accademia di Carrara. Adriano si iscrisse alla stessa scuola nell’anno accademico 1845-46 e la frequentò per un decennio circa. In quel periodo la produzione scultorea carrarese risentiva ancora fortemente dell’impronta neoclassica, prediligendo lo studio della statuaria antica sui modelli viventi: la figura femminile rappresentante l’estate, una giovane seminuda che miete il grano, sembra infatti più una divinità greca che una giovane contadina al lavoro. L’opera viene citata, assieme alle altre tre sculture situate nel vestibolo del secondo piano del Palazzo di Pasquale Revoltella, nella guida Tre giorni a Trieste del 1858: «Quattro grandiose statue ai lati, in marmo di Carrara, rappresentano le quattro stagioni, e sono lavorate dagli allievi di quell’accademia, sotto la direzione del prof. Bonani, sui modelli di Canova, di Thorwaldsen, di Tenerani». Proprio di quest’ultimo era stato allievo Pietro Magni a Roma, e questo induce a pensare, che lo scultore milanese abbia giocato un ruolo nella scelta delle sculture in marmo fatta da Revoltella per il piano nobile della sua abitazione. Rispetto alle altre statue del gruppo, l’opera di Bertolucci, che pur dimostra di aver acquisito consapevolezza e una certa maturità nell’esecuzione, appare piuttosto rigida.
Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, p.71