Piccolo spazzacamino

Astorri, Enrico

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Oggetto
scultura
Inventario
REV002262
Collocazione
Museo Revoltella - Galleria d’arte moderna
Acquisizione
1935
Cronologia
1880 - 1885
Dimensioni
cm; altezza 55; larghezza 48; profondità 73

Nel corso della prima seduta del Curatorio del 1935 viene approvato l’acquisto del bronzo di Astorri intitolato Piccolo spazzacamino per la cifra di L. 1.600 per il quale, nella seduta successiva (11 febbraio), viene ordinato anche il piedistallo. Preoccupazione questa, che denota una particolare cura, in quegli anni, per una esposizione studiata e non casuale delle opere d’arte, che garantisse un’adeguata valorizzazione a ciascun pezzo, come si evince dal consistente numero di piedistalli lignei originali ancora oggi conservati al Museo Revoltella e in parte, dove possibile, esposti assieme all’opera per la quale furono realizzati. Rimasto orfano di padre a quattro anni, Astorri viene affidato ad uno zio che ben presto lo mette a lavorare presso l’officina di un fabbro. In quel periodo inizia a disegnare e ad abbozzare delle figure in creta, attività scultorea che prediligerà poi negli anni a seguire, non disgiunta dalla progettazione architettonica, per lo più in funzione della scultura funeraria. Completati gli studi a Parma e a Genova, si stabilisce a Milano. Alla copiosa produzione monumentale dell’artista piacentino, di cui rimangono diversi gruppi scultorei nelle piazze italiane e nei cimiteri di Milano, Genova, Somma Lombardo, Melegnano ed altri ancora, si alterna negli anni giovanili una produzione di genere, che comprende «figure di monelli, di paggi, di menestrelli, teste di bimbi e di bimbe, [...] non scevre di grazia», sicuramente non dissimili da questa figura di ragazzino accovacciato, identificato nelle vesti di uno spazzacamino, per la presenza di una scopetta in saggina assicurata sulla schiena ricurva, mentre è intento a lanciare con la mano destra una biglia, con l’espressione ridente e i piedi scalzi. Riprodotta in diverse copie, talvolta con altro titolo, l’opera del Museo Revoltella si inserisce appieno nel filone veristico che caratterizza la produzione artistica degli ultimi decenni dell’ottocento e a cui appartiene anche la scultura di genere che «consacrò definitivamete la fama dell’artista» piacentino, la Filatrice araba, che all’Esposizione universale di Parigi del 1900 e all’Esposizione internazionale di Belle Arti di Monaco di Baviera del 1901 meritò la medaglia d’oro.

Bibliografia

Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, p.53

La scultura: Museo Revoltella, Galleria d'arte moderna, a cura di Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, Trieste, Civico Museo Revoltella, 2022
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