Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
La volontà di acquisire una scultura di Romanelli emerge da un passo del verbale della seduta del Curatorio del 7 giugno 1943 dove, assieme al nome dello scultore toscano, sono elencati altri nomi di spicco quali Ranzoni, Fontanesi, Cremona, Signorini ed altri ancora. Pertanto, all’appello del Curatorio rivolto all’artista poco dopo (6 luglio) – «Non abbiamo ancora un Vostro lavoro e non volendo più oltre che, proprio Voi, illustre Maestro, manchiate di essere rappresentato nella nostra Galleria» – così risponde lo scultore fiorentino: «Io sarei molto onorato di figurare fra i Maestri che hanno opere loro al Museo» e prosegue: «Ho diverse opere nello studio che non ho mai voluto vendere a collezionisti e potreste esaminarle nella piccola monografia di Scheiwiller "Artisti italiani" ove sono riprodotte. Tra queste vi sono: "La testa del Pugilatore" (in bronzo) per la quale rifiutai £. 12.000 offertemi alla I Quadriennale dalla Galleria Mussolini» (lettera di Romano Romanelli a Edgardo Sambo, 27 luglio 1943, CMR, Arch. Amm., 10.1943.4068). «Di questo scultore – scrive Torriano nel 1941, nella monografia curata da Scheiwiller sopra citata, dove la testa del pugile ferito offre il suo profilo in copertina – anche le opere minori appariscono vaste e imponenti. Si veda, per esempio, quella bellissima testa del "Pugilatore ferito" che sembra dilatarsi intorno con la sua ansia dolente: o ancora la statuetta del "Pugilatore accosciato", che regge il confronto con i migliori bronzetti del nostro Rinascimento [...]. Passando al grande, l’impeto dello statuario piglia intera efficacia. Nel gigantesco "Pugilatore" (1931) si vedono le migliori qualità di Romanelli.» La Testa del Museo Revoltella, soprattutto nella sua versione in cera ora dispersa – specifica Fergonzi – «rimandava direttamente all’effige mussoliniana [...] e fu quasi letteralmente replicata in quella del Mussolini a cavallo in altorilievo per la Torre della Rivoluzione nella piacentiniana piazza della Vittoria, a Brescia». Presentata alla I Quadriennale di Roma del 1931, nella mostra personale dello scultore toscano (Sala XIX), che comprendeva circa una quarantina di sculture, quest’opera – rileva ancora Fergonzi – «sembrò ai contemporanei uno degli esempi più alti, nella scultura italiana, della monumentalità che non voleva però rinunciare alla tensione espressiva».
Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, p.226