Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
Il "Nudo di donna" di Cassinari fu esposto per la prima volta nel 1948 alla Biennale di Venezia, che riapriva dopo sei anni di sospensione dovuti alla guerra. Cassinari era fra gli artisti invitati ed espose nove lavori del periodo 1942-48. Fu in quest'occasione che il Curatorio del Museo Revoltella decise di acquistare il dipinto in esame. Grazie alle trattative intercorse tra l'autore e Sbisà, il prezzo richiesto alla Biennale passò da 80.000 lire a 50.000 lire. Cassinari la dipinse in una fase molto importante del suo percorso artistico: dopo aver fatto parte del movimento di Corrente (1939-42), nel 1946 aveva aderito alla Nuova Secessione Artistica Italiana, ma se n'era allontanato già l'anno successivo, quando si era trasformata nel Fronte Nuovo delle Arti. Nel 1947 si era recato a Parigi con Birolli, Morosini e Treccani, e aveva vissuto l'impatto diretto con le opere di Picasso. A questa esperienza si era aggiunta, nel 1948, la visita alla grande mostra antologica di Rouault alla Kunsthaus di Zurigo, che aveva lasciato un'impronta evidente nelle sue icone femminili di quegli anni. Nella sua complessa cultura figurativa, le cui radici affondano nel romanico emiliano della sua terra d'origine, questi modelli convivono con l'amore per Modigliani, spesso citato in certe figure femminili dal collo lungo (come "Bianca" del '46 e "Lauretta" del '47) e per Marino Marini, al quale rimandano i volumi semplificati e monumentali, nonchè i segni incisivi che sfigurano le fisionomie dei volti. Queste "ferite", molto evidenti anche nel dipinto del Revoltella, sono "tatuaggi di stile, un incidere cioè sul tessuto vivo dell'immagine plastica quasi un grafico, una cifra interiore: sono ganci, graffi lanciati verso un'espressione ignota " (SCIALOJA 1949, n. 12, p. 20). Nell'opera in esame ritorna uno dei temi preferiti dell'autore: il nudo, che egli sublima in "idolo archetipo della sensualità, dell'eros, della vitalità generante, nel quale ogni immagine della accidentalità d'esperienza si costituisce in distaccata e quasi solenne evidenza simbolica" ("Cassinari" 1986, p. 35). I nudi, particolarmente frequenti nella produzione del secondo dopoguerra, si fanno sempre più semplificati, talvolta mutili, a rappresentare "il grave affacciarsi di un'umanità franta e ferma, ostinata a riaffiorare il suo volto traverso il flagello delle ceneri, degli anni, degli schemi astratti come griglie di tortura" ("Cassinari" 1986, p. 130).
Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Masau Dan. Vicenza : Terraferma ; Trieste : Museo Revoltella, 2004, pp. 188-189