Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
L’opera, realizzata nel 1954 e presentata lo stesso anno alla XXVII Biennale d’Arte di Venezia, fu acquistata dal Museo Revoltella assieme ai dipinti di Prampolini, Moreni, Corpora e a uno studio grafico di Spazzapan, che andarono ad integrare la sala dedicata all’arte contemporanea. Alla rassegna veneziana la scultura in esame era esposta assieme a due nudi in bronzo del 1953 nella XIV sala, accanto ad una serie di dipinti e di sculture di Lucio Fontana, invitato con una mostra personale. Il figliol prodigo appartiene a una fase significativa dell’evoluzione stilistica di Castelli, che negli anni Cinquanta si allontanò progressivamente dal realismo di Marini e di Manzù, per accostarsi alle sperimentazioni plastiche di Giacometti, Richier e Armitage. Nel bronzo in esame ripropone in chiave moderna la parabola evangelica, sulla scia di maestri come Constantin Brancusi e Arturo Martini, che avevano trattato lo stesso tema rispettivamente nel 1915 e nel 1926. A partire dal 1954 Castelli infittì notevolmente la produzione di arte sacra, partecipando a mostre d’arte a tema religioso e ricevendo commissioni da parte di istituzioni ecclesiastiche. Anche in questi lavori, facendo propria una tendenza comune a molti artisti degli anni Quaranta e Cinquanta, egli interpretò la ferita inflitta all’umanità da eventi tragici come la guerra, i campi di sterminio e la bomba atomica, con figure scheletriche e mutilate, colpite da «una sorta di lebbra esistenziale che ne macera le carni» (Di Genova). Nella resa delle due figure abbracciate, più tardi riprese nelle coppie di Amanti (1958-60), l’autore ha assottigliato le caviglie, annullato le braccia e scarnificato i volti, anticipando un modo di esprimere la fragilità e l’angoscia della condizione umana molto diffuso negli anni Sessanta, documentato, nella collezione del Revoltella, dall’Uomo con la maschera di Augusto Perez.
Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, p.98