Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
Capolavoro tra i più noti di Viani, Cariatide è stata tradotta in materiali diversi: si conoscono due copie in gesso, una alla GNAM di Roma (datata 1951) e l’altra nella raccolta Viani di Mestre, una in marmo bianco della Galleria d’Arte Moderna Ca’ Pesaro di Venezia e una in bronzo della collezione Fischl di Milano. L’originale in gesso compare con il titolo di Nudo alla Biennale di Venezia del 1952 – dove l’artista ottiene il Premio del Comune di Venezia – e viene riproposta con il titolo di Cariatide anche nell’edizione del 1958 della stessa rassegna, alla mostra antologica sull’artista allestita dall’architetto Carlo Scarpa e presentata in catalogo da Giuseppe Mazzariol. In quest’ultima occasione viene acquistata dal Museo Revoltella per la somma di 800.000 Lire. L’autore, in una lettera a Mascherini del settembre 1958, esprime il desiderio di essere presente nella collezione triestina con «un’opera in materiale definitivo»; per questo motivo il gesso viene inviato ad un laboratorio di marmi di Carrara per essere riprodotto in marmo nero. Al momento della consegna al museo del marmo e del gesso, vengono chiesti all’artista suggerimenti in merito alla forma e al colore più idonei per le basi, ma egli risponde «non sono mai riuscito a indovinare un basamento per le mie cose perché io le penso sospese come idee platoniche» (CMR, Arch. Amm., 14.1961.4807). Concorda con lui Giuseppe Marchiori, che ha rilevato come i suoi corpi sinuosi «si trasformano in ritmo di forme aeree, non più vincolate alla terra, librate in uno spazio che significa ascesa, come simboli arcani di astratta purezza». Giuseppe Mazzariol, invece, nel catalogo della Biennale di Venezia del 1958, ne esalta la tensione vitale e la pienezza terrena delle masse plastiche, che toccano «accenti di un’accorata sensualità». I richiami al classicismo sono stati riconosciuti da molti critici – come Ragghianti, De Micheli e Argan – e il fatto che il titolo di Nudo sia stato poi sostituito con quello di Cariatide, sembra confermare queste intenzioni nell’autore. Seppur vi sia una veduta preferenziale dell’opera, che permette di apprezzarne la purezza formale, il pregio della scultura sta soprattutto nell’equilibrio di assottigliamenti e dilatazioni, che danno alle masse e ai profili una fluidità continua e musicale.
Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, pp. 264-265