Omaggio

Basaldella, Dino

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Oggetto
scultura
Inventario
REV003880
Collocazione
Museo Revoltella - Galleria d’arte moderna
Acquisizione
acquisto; concorso internazionale del bronzetto, Padova; 1963
Cronologia
1962
Dimensioni
cm; altezza 56; larghezza 45; profondità 14

Realizzata in acciaio, Omaggio appartiene alla stagione creativa più prolifica di Dino – primogenito dei tre fratelli Basaldella – che a partire dalla fine degli anni Cinquanta, suggestionato dall’esempio di Ettore Colla, di Picasso e di Gonzales, sperimenta nella serie dei “ferri” l’assemblaggio di materiale ferroso in elementi figurali dal sapore primordiale e barbarico. Abbandonati i richiami all’arte fittile etrusca e all’intimismo espressionista, nell’ultimo ventennio di attività lo scultore cerca di conferire forza espressiva alla materia prima, «pretecnologica» e «premeccanicistica» (Crispolti), realizzando totem metallurgici dal carattere monumentale che esaltano la forza ideativa dell’essere umano. La monumentalità non contraddistingue solo le opere di grandi dimensioni – come El partidor, del 1963, conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Udine – ma anche dei lavori di formato ridotto. Ogni scultura di quel periodo, infatti, come ha sottolineato Luciano Perissinotto, «è “monumentum”, “memoria” di un intuito creativo nutrito dal respiro solenne dell’epico». Acquistata dal museo in occasione del Concorso Internazionale del Bronzetto di Padova nel 1963 (CMR, Arch. Amm., 14.1963.4616), l’opera figura l’anno successivo, con altri quattordici lavori del periodo 1960-64, nella sala personale allestita alla Biennale di Venezia. Come i coevi Orecchio di Dionisio (Udine, Galleria d’Arte Moderna) e Spartaco (Udine, collezione privata), Omaggio non è il risultato di un’operazione istintiva di assemblaggio, cara ai surrealisti e ai neodadaisti, ma è il frutto di una gestazione lenta e meditata, come attestano i numerosi disegni preparatori realizzati su carta gialla o su carta di riso, conservati presso collezioni private udinesi. Tramite questo lento processo ideativo, come ha rilevato Giovanni Carandente nella presentazione dell’artista alla Biennale di Venezia del ’64, Dino «aspira in primo luogo ad avviare la materia bruta a una sua plasticizzazione, involgente lo spazio e da esso coinvolta, mediante un’accentuazione informale» e in secondo luogo a riproporre con un severo linguaggio anticlassico «la sfida dell’antico artigiano alla materia, al mito dell’irraggiungibile perfezione».

Bibliografia

Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, pp.62-63

La scultura: Museo Revoltella, Galleria d'arte moderna, a cura di Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, Trieste, Civico Museo Revoltella, 2022, pp.62-63
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