Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
La "Venere", una delle prime sculture di Carlo Hollan, segnò l’esordio sulla scena espositiva dell’artista avvenuta alla Mostra di Natale allestita alla Permanente di Trieste nel 1922. L’anno dopo, con la stessa opera, insieme a Ruggero Rovan, Attilio Selva e Giovanni Mayer, fu chiamato a rappresentare Trieste alla Quadriennale di Torino, dove ricevette la medaglia. Da subito la critica locale e nazionale dimostrò grande interesse per Hollan, «un nome», come afferma Silvio Benco, che «bisognerà ad imparare. [...] Ciò che egli sa», prosegue il critico triestino, «ci mostra nel tronco femminile, in marmo, che egli ha chiamato Venere: e sa molto, della dolcezza del modellare dell’attenzione vigile nel seguire la vita anatomica, cadere nel molle e senza irrigidire la forma» (Benco 1923). Un giudizio condiviso anche da altri critici che sull’opera di questo scultore, poco noto, sono tornati anche in occasione della mostra postuma organizzata nel 1965 presso la Sala Comunale d’Arte di Trieste dove il marmo, unico esempio di studio del nudo degli anni giovanili, documentava l’inizio della carriera insieme ad alcune teste. Nella presentazione del catalogo Cesare Sofianopulo descrive la Venere come un «torso d’impeccabile venustà ellenica, nell’aspra materia, in uno stile preciso, di fattura liscia e netta che la rende più pura, incorporea, con un armonioso rilievo nella sua divina beltà incorruttibile, in forme piene di vita, di sentimento contenuto, larga modellatura, non costretta in accademica simmetria, né in sforzata attitudine artificiosa e innaturale, né notomizzata sotto l’epidermide per fare sfoggio di muscoli; la mollezza della carnosità, in piacevole cadenza, sebbene trattata con vigorosa energia, è soda nella sua consistenza, ma non ha la cruda freddezza del marmo, vi è flusso di vita». Con una lettera inviata al Curatorio del Museo Revoltella già nel 1924, il giovane Carlo Hollan proponeva l’acquisto della Venere per un importo pari a Lire 12.000. Un copioso carteggio di quarant’anni dopo documenta le lunghe trattative con gli eredi, che portarono all’acquisto dell’opera a un prezzo di gran lunga inferiore al valore venale, ma tale da consentire l’acquisto al Museo Revoltella.
Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, p.146