Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
L’origine dell’arte di Mariano Cerne è da ricercare, come lui stesso sostiene, nell’«asprezza del terreno» dell’altipiano del Carso triestino. L’artista conosce molto bene la zona, meta di escursioni fin dai primi anni del dopoguerra (1946). Sono occasioni per trovare, nella natura, soprattutto nelle grotte, nelle doline e nei massi modellati già dalle ere geologiche, una fonte d’ispirazione per le sue opere plastiche. Le pietre del Carso «con le loro erosioni, i buchi e quegli anfratti diventano naturalmente delle sculture» (Tonini). La roccia carsica è vista da Cerne come materia da lavorare, ma anche e prima di tutto come scultura già creata, come dimostra l’opera in esame. Quest’opera rappresenta una civetta, emblema di Minerva, di morte e di sapienza, soggetto che viene proposto nei primi anni di attività e che torna anche nella fase conclusiva della carriera di Cerne. L’artista, con la plastica, cerca di rendere la realtà cogliendone però gli aspetti universali. Realismo, per lo scultore triestino, non significa racconto o rappresentazione accademica e fedele della natura e degli esseri umani, ma un’espressione universale in cui ciascuno si possa riconoscere. È per questo motivo che l’artista ha seguito la via della scultura primitiva, per arrivare infine a un linguaggio informale. La civetta fu acquistata dall’autore il 3 maggio 1971. Nella seduta del Curatorio del Museo Revoltella del 31 maggio 1971, infatti, «si ratifica l’avvenuto acquisto della scultura Civetta di Mariano Cerne». Già in precedenza l’autore aveva offerto una sua scultura, scelta fra quelle esposte nel 1960 alla mostra personale allestita nella sala Comunale d’Arte di Trieste. L’acquisto però era stato rimandato (CMR, Verb. Cur., 14 settembre 1960).
Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, pp.106-107