Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
Di quest’opera sono note almeno tre versioni: una in collezione Sgarbi, un’altra in collezione privata e quella giunta al Museo Revoltella nel 1981 assieme ad altri lavori di Ceconi per volontà degli eredi dell’artista. L’opera, siglata sul retro «MC 931», è la prima versione di questo soggetto sul quale l’artista tornò anche l’anno seguente realizzando la versione in cera e una fusione in bronzo, entrambe datate 1932. A differenza degli altri ritratti femminili coevi, per la Straniera Ceconi sembra voler riprendere in chiave moderna il tema della donna velata affrontato nel periodo antecedente alla guerra. Il volto allungato è reso attraverso piani lisci da cui prendono forma gli occhi socchiusi e la bocca ben definita; un cappello dalla falda ridotta, e non a falda intera come nelle altre due versioni note, blocca il mantello che avvolge l’intero capo. La scelta di interrompere il busto alla base delle spalle permette all’artista di inserire anche una mano lunga e affusolata. Rispetto alla versione in bronzo, le qualità materiali del gesso rivestito in cera permettono a Ceconi di sperimentare risultati luminosi che accentuano l’effetto chiaroscurale del volto. Dagli anni Trenta in Italia la cera come medium comincia ad avere maggiore autonomia: proprio nello stesso anno in cui Ceconi realizza l’opera in questione alla I Quadriennale di Roma viene presentata un’ampia selezione di opere di Medardo Rosso realizzate con lo stesso materiale.
Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, p.100