Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
La grande stele di Giorgio Celiberti, acquistata dal Museo a metà degli anni Novanta, si affianca ad altre opere interessanti di questo importante artista friulano, ovvero una scultura in pietra (Scultura, inv. 4804) donata dall’artista negli stessi anni Novanta, un dipinto degli anni Sessanta (Alternativa di spazi, inv. 4105) e l’Autoritratto della fine degli anni Sessanta, ultimo pezzo, in ordine di tempo, della consistente collezione di autoritratti donata al Museo Revoltella da Roberto Hausbrandt. Nipote di Angelo Modotto, tra i protagonisti dell’ambiente artistico udinese degli anni Trenta e fondatore delle Scuola Friulana d’Avanguardia, Celiberti fu da lui sostenuto e avviato all’arte. Completati gli studi al Liceo Artistico di Venezia, si formò poi nello studio di Emilio Vedova. Viaggiò e fu attivo a Parigi, Bruxelles, Londra, negli Stati uniti e in Sud America. Dopo un lungo soggiorno a Roma negli anni Cinquanta, si stabilì definitivamente a Udine a metà degli anni Sessanta. Dal Sessanta ad oggi si è dedicato intensamente anche alla scultura nella quale, come rilevato da Amedeo Giacomini, come pochi altri, si osserva «un’osmosi perfetta tra lo specifico della pittura e quello della scultura». Riconducibile alla fase più recente della sua produzione, quella delle stele e degli affreschi, espressioni artistiche in cui l’artista si riconosce maggiormente per le infinite possibilità di sperimentazione da queste offerte, lo Sguardo sul Golfo racchiude in sé gli aspetti della sua produzione precedente: la fascinazione particolare per il “muro”, rovinato e scalfito da graffiti intesi quali segni del passato, e la pittura, dominata da colori forti alternati al nero, che rimandano a Emilio Vedova, figura determinante per la sua formazione. «Mi interessava moltissimo in queste presenze tridimensionali – dichiara l’artista riguardo alle sue sculture – esprimere qualcosa di autonomo dalla mia pittura e al tempo stesso farne comprendere meglio il messaggio. Tutto era in quell’autonomia che poteva venire fuori dalla cosa [...] che non fosse solo evocazione, come nei miei affreschi, ma strumento arcaico dell’uomo, opera funzionale sopravvissuta».
Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, pp.102-103