Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
L’opera, realizzata nel 2003, è stata donata da Spoerri al Museo Revoltella l’anno successivo, a conclusione della tappa triestina di una mostra antologica itinerante che ha toccato anche le città di Reggio Emilia, Mulhouse e Morlaix. L’artista rumeno, che in un’intervista ha rivelato di essere rimasto molto affascinato da Trieste, ha scelto di essere presente nella Galleria d’Arte Moderna con uno dei lavori più rappresentativi della serie intitolata "Storie di cassette di caratteri tipografici", iniziata nel 1998 ed esposta per la prima volta alla Galleria Piccolo di Livorno nel 1999. L’assemblaggio del Revoltella, dodicesimo pezzo della suddetta serie, è noto anche col titolo di "Il Carnevale di Ensor" e rimanda all’opera del grande artista belga precursore dell’Espressionismo. Nelle maschere in cartapesta con gli occhi allungati e la bocca aperta è possibile riconoscere una puntuale citazione dei personaggi ensoriani, satiricamente trasformati in emblemi della recita sociale borghese, mentre gli uomini-bestia si ricollegano alla serie del "Carnevale degli animali", nella quale Spoerri, ispirandosi agli studi di Darwin, Lavater, Le Brun e Della Porta, a partire dal 1995 ha trattato il tema delle somiglianze tra uomo e animale. Anche nelle "Storie di cassette di caratteri tipografici", come in gran parte dei suoi assemblaggi realizzati a partire dagli anni Sessanta – quando è stato con Yves Klein, Arman, César e Tinguely uno dei fondatori del Nouveau Réalisme o quando è entrato a far parte, a New York, del movimento Fluxus – Spoerri ha intrappolato oggetti di vario tipo, spesso acquistati nei mercatini delle pulci, e li ha trasformati in enigmatici rebus, di fronte ai quali lo spettatore è chiamato ad interrogarsi su verità e finzione, casualità e logica, sacralità e violenza. Rispetto ai lavori precedenti, tuttavia, le cassette di caratteri tipografici evidenziano la ricerca di un nuovo rigore compositivo, di un equilibrio formale dietro le massicce presenze degli oggetti, come ha sottolineato lo stesso artista nella già citata intervista. Dopo aver, infatti, rivelato il fascino esercitato su di lui dai caratteri tipografici, egli ha dichiarato di aver lavorato a questi assemblaggi come se fossero sculture poiché «gli oggetti sono sovrapposti [alla struttura geometrica del supporto] senza l’esigenza di dover interpretare il fondo».
Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, pp. 254-255