Stereoscopio

Anonimo

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Oggetto
visore stereoscopico
Inventario
CMSAOA41101
Collocazione
Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte; CMSA OGG F 005
Acquisizione
acquisto; Ivanissevich, Sergio : degli; 2013/08/27
Cronologia
1900 - 1910
Dimensioni
mm; altezza 150; larghezza 170; profondità 110
Materia e tecnica
legno/ vetro/ ferro

Questo visore è costituito da una scatola trapezoidale in legno e da una coppia di oculari posizionati sulla base minore. La regolazione simultanea della distanza lenti-stereoscopia, e quindi la messa a fuoco dell'immagine, avviene mediante una rotella posizionata lateralmente che trasferisce il moto rotatorio ad una vite solidale alle ottiche. La parte posteriore è chiusa da uno sportello con vetro smerigliato, incernierato nella parte bassa e dunque apribile. Lateralmente, attraverso una fessura inserita tra visore e vetro smerigliato, si poteva inserire la stereoscopia su lastra in vetro, su carta, dagherrotipo, ambrotipia o autocromia. La visione della lastra stereoscopica avviene in trasparenza, controluce. Le lenti del visore aiutano gli occhi a sovrapporre le due immagini e a percepirle come una sola, ottenendo in questo modo l'effetto di tridimensionalità.

Nel 1849, David Brewster, che aveva già brevettato nel 1817 il caleidoscopio (apparecchio ottico in grado di fornire svariatissime forme geometriche con due specchi piani disposti ad angolo), apportò alcune migliorie al primo stereoscopio di Wheatstone, presentando una sorta di binocolo con le lenti distanti tra loro 6,5 cm, grazie al quale era possibile vedere una coppia di fotografie dello stesso soggetto riprese da due obbiettivi posti a 6,5 cm uno dall'altro. All'Esposizione Internazionale di Londra del 1851, il gesuita Francois Moigno e i due ottici Jean Dubosq e Jean Baptiste Soleil presentarono lo stereoscopio e, grazie anche all'entusiasmo che suscitò nella Regina Vittoria, le stereoscopiche divennero molto popolari. Ben presto le fotografie maneggevoli, leggere ed economiche divennero un oggetto di moda: una presenza irrinunciabile nei salotti borghesi. Solo nel 1851, dopo l’Esposizione Universale di Londra, furono vendute, tra Parigi e Londra, circa 250.000 fotografie stereoscopiche in pochi mesi e, nel solo 1856, oltre un milione di stereoscopi entrarono nelle case inglesi dove, secondo i principi vittoriani, poteva congiuntamente fornire un raffinato divertimento e un'utile istruzione. Al contempo, si diffuse la fotocamera stereoscopica, altresì chiamata stereo camera, che permetteva la visione stereoscopica, utilizzando l'impressione di due immagini con due obbiettivi uguali e paralleli su una pellicola grazie all'invenzione della fotocamera binoculare da parte di un ottico di Manchester, John Benjamin Dancer. Negli Stati Uniti, Oliver Wendell Holmes realizzò una versione meno cara dell'apparato in alluminio, consentendo una rapida diffusione delle immagini montate su cartoncino. Il grande successo delle stereoscopiche era strettamente connesso al loro basso costo: sei stereoscopie in bianco e nero costavano circa un dollaro negli Stati Uniti del 1860, equivalente a 4 dollari del 2015. A seguito della modernizzazione delle tecniche, nel 1910, il prezzo fu abbattuto dell'80%.

Bibliografia

Colecchia Claudia, Da Trieste alla Luna in stereo3D, Trieste, Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste, 2017, P. 110
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