Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
Dopo un momento formativo, in cui si dedica alla pittura, Luciano Ceschia prende coscienza che il suo campo ideale è quello della tridimensionalità e della percezione tattile offerte dalla scultura. Inizialmente realizza opere in terracotta, ispirandosi sia alla figura umana che al mondo animale. All’inizio degli anni Sessanta, nel linguaggio dell’artista avviene un rinnovamento stilistico, dopo il quale si colloca anche l’opera facente parte della collezione del Museo Revoltella. La sua produzione plastica si incentra sullo studio della sfera e la scelta della materia ricade sulla pietra, accanto al metallo (in particolare dalla seconda metà del decennio). Nelle opere di Ceschia ricorre la figura geometrica del cerchio e il suo corrispettivo solido, la sfera. Riconducibili a queste indagini i gong, le composizioni denominate sole e la serie delle sfere, realizzate in marmo, in bronzo, in cemento, in pietra, di piccole o di grandi dimensioni, dall’opera d’interni al monumentale arredo urbano. Legata a queste ricerche è anche la produzione medaglistica. Altra dimensione quella verticale delle sue strutture a sviluppo perpendicolare, cilindriche, che si dilatano alla sommità. Nella scultura qui presa in esame, Icaro viene evocato attraverso una sfera non intera ma “sezionata”, tagliata a metà. Della forma viene quindi mostrato anche l’interno, un elemento che sembra essere il nucleo. Ceschia con questa scelta si confronta con le ricerche di altri scultori contemporanei che hanno messo in comunicazione “interno ed esterno”, come Hans Arp o Henry Moore. La tematica della caduta di Icaro è frequente nelle opere degli anni Sessanta. È stata rilevata dalla critica anche l’importanza degli strumenti usati dall’artista nella lavorazione della materia – nell’opera del Revoltella la Pietra Piasentina – lavorazione che le conferisce una superficie “grossolana”, battuta con bocciarda e punta di scalpello. La scultura è giunta nelle collezioni museali insieme a Mezzo bianco, mezzo nero, un dipinto in tecnica mista di Romeo Daneo, tramite la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia con l’approvazione del Curatorio (CMR, Verb. Cur., 6 giugno 1970).
Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, p.108