Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
Risale al 1993 una lettera inviata dall’artista al Museo in cui manifestava la volontà di donare una propria opera all’istituzione triestina. Una proposta accettata qualche mese dopo dal Curatorio che in una risposta a Gandini esprimeva la propria preferenza per uno dei pezzi tridimensionali «da centro stanza» (CMR, Arch. Amm., 9 novembre 1993). Datata 1980, l’opera in questione si inserisce all’interno di un percorso di ricerca trentennale riguardante la superficie «intesa ben altro che come mero supporto, come sorda catalizzatrice del linguaggio» ma come tema autonomo, «al punto di farsi paradossalmente scultura o architettura, di invadere lo spazio o di essere la struttura che lo contiene». Come fa notare Enrico Mascelloni, Gandini è uno dei primi in Italia che si «riappropria di una dimensione oggettiva della superficie, [...] andando al di là di essa, sottoponendola ad un’estrema dilatazione, alla sua riarticolazione strutturale nello spazio». L’artista riconosce inoltre un ruolo determinante al colore, il più delle volte di tipo industriale, a cui vengono aggiunte delle integrazioni grafiche che variano di volta in volta l’effetto complessivo del suo lavoro. Oltre all’opera in questione, nella collezione del Museo si conservano anche un pannello colorato e due disegni.
Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, p.131