Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
Dopo l’ultima fase, informale, della sua pittura, Perizi inizia una produzione scultorea che annovera una notevole quantità di “Strutture”. Il termine stesso spiega lo scopo delle opere: strutturare lo spazio con linee (spigoli) e piani (diedri). Si tratta di sculture “leggere”, che hanno un volume virtuale creato dall’incontro dei piani, non formano una figura geometrica solida ma una struttura non conclusa che dialoga con lo spazio. L’opera in esame è caratteristica di questa produzione: una scultura in ferro, geometrizzante, del tutto aniconica e rigorosamente monocroma, verniciata in modo uniforme con il colore puro, rosso in questo caso, oppure azzurro o bianco in altri. Le lamine sono ripiegate ma hanno forme aperte che si dispiegano come ali geometriche e stilizzate, si aprono come ventagli o come nell’opera in questione si articolano in verticale, sottili e armoniose. Lo stesso artista documenta il suo operato. «Nel 1970 ebbe termine il mio lungo viaggio attraverso la pittura [scrive l’artista]. La tela bianca, asettica, astratta era percorsa e divisa da linee che ne commisuravano gli spazi. I segni definivano piani apparenti che si compenetravano promuovendo intricati ritmi di profili acuti o spezzati, guidati da una specie di fremente geometria descrittiva. Ebbi allora un’intuizione: il “Campo” convenzionale del quadro diventa il soggetto plastico, la tela si trasforma in superficie di ferro o acciaio, che si flette, si spezza; i piani così ottenuti con gli spigoli taglienti formano diedri che invadono lo spazio reale e con esso interagiscono. Si creano delle quinte, dei piani articolati che mantengono proprietà virtuali, perché lo spazio, or dentro or fuori, non è mai racchiuso, non forma volume». Tra le opere dell’artista presenti nelle collezioni museali si ricorda anche "Struttura in acciaio" della fine degli anni Settanta.
Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, p.214