Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
ambito culturale: Antico Egitto
L’oggetto, che aveva funzione protettiva di amuleto, era posto all’altezza del cuore sulla rete o sulle fasce che avviluppavano la mummia. La parte anteriore riproduce lo scarabeo ad ali spiegate che sostiene il disco solare del mattino e con le zampe inferiori regge l’anello shen. Sulla parte posteriore è iscritto un testo in scrittura ieratica, di 5 righe sull’ala destra, di 12 sul corpo e ancora di 5 sull’ala sinistra. Il testo è stato scritto frettolosamente da uno scriba di molto modesta cultura scrittoria, con un calamo e con un inchiostro di qualità mediocre, per cui la leggibilità è spesso difficile, quando non decisamente compromessa. La lettura è ulteriormente complicata dai frequenti errori d’ortografia. Il proprietario dello scarabeo era Cia-en-khonsu, “il piccolino del dio Khonsu”, figlio della donna Mut-en-per-mes, “Mut del mammisi”, ed era verosimilmente tebano (i nomi formati con i teonimi Khonsu e Mut, propri della triade tebana, sono indicativi, assieme alla menzione della città di Tebe concepita come figura divina). La finezza della decorazione dello scarabeo e la presenza dell’oro sono in apparente contrasto con la mediocre qualità dell’iscrizione. Questa disparità si spiega se si considera che questo tipo di oggetti era un prodotto del mercato del corredo funerario e veniva acquistato per il suo aspetto: ciò che era importante per il proprietario era la pura e semplice presenza dell’iscrizione, dal momento che quasi certamente non era in grado di leggerla. Il testo, per quanto se ne può capire, pone il defunto sotto la protezione di diverse divinità e con qualcuna è assimilato: purtroppo la prima riga dell’ala destra è incomprensibile e dunque non è possibile individuare dei paralleli alla formula qui copiata. Inoltre, la pressoché totale mancanza di sintassi, che rende il testo simile ad un elenco, suggerisce che ci si trovi di fronte ad una sintesi semplificata di una formula più ampia. Esso presenta poi qualche sorpresa: la formula Anubi-Ra alla riga 5 del corpo e – due righe più su – [ne]deb-meh(ut), “Colui che ascolta le preghiere”, probabilmente da confrontare con nedeb-seperu, “Colui che ascolta le suppliche”, epiteto di Horus di Edfu e di Sobek. Ambedue le forme paiono isolate. La presenza di un testo sul verso dello scarabeo e il contenuto di questo testo, di cui non sembrano esistere paralleli noti, rendono questo reperto un oggetto assolutamente unico.
Collezione egizia del Civico Museo di Storia ed Arte di Trieste, a cura di Franco Crevatin, Marzia Vidulli Torlo, con testi di Susanna Moser e dei soci della Casa della Vita, Trieste, Comune di Trieste, 2013, cat. 4.16