Pettorale in cartonnage di Maat-pa-ankh-i, dall'Egitto

ambito culturale: Antico Egitto

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Oggetto
Pettorale
Inventario
E5
Collocazione
Civico Museo d'Antichità “J.J. Winckelmann”; MAW Sale egizie
Acquisizione
Deposito; Museo Civico di Storia Naturale; 2004/00/00
Cronologia
332 a.C. - 30 a.C.
Dimensioni
cm; altezza 67; larghezza 25,2
Materia e tecnica
tessuto/ incollatura/ stuccatura/ pittura
Conservazione
Buono

Il pettorale, fatto in cartonnage, ha sul lato superiore una decorazione dipinta che è divisa in sei registri con soggetti di natura funeraria. Nel primo registro, dall'alto, è dipinto lo scarabeo alato che sostiene il sole tra due figure mummiformi sdraiate, allusione al sole che sorge ogni mattina dal notturno aldilà. Nel secondo registro vi è la dea Nut ad ali spiegate, in atteggiamento di protezione del defunto. Le mani reggono la piuma di Maat a sinistra ed il flabello a destra. L’immagine della dea è accompagnata da due colonne di testo identiche con lettura da destra, sia alla sua destra che alla sua sinistra, il cui testo è "Nut | la grande che ha generato". Da notare che l’iscrizione relativa alla dea Nut nel secondo registro è stata troncata dal pittore: doveva riportare «Nut, la Grande, che ha generato gli dei», epiteto molto frequente per le dee celesti. Nel terzo registro la mummia del defunto, stesa sul letto funebre, viene rivitalizzata dal ba in volo sopra di lei. Sotto il letto sono posti quattro sacchetti di lino, probabilmente contenenti aromi. Attorno al feretro quattro figure divine, precedute dai geroglifici dei loro nomi: a destra Iside ritratta nell’atto di donare la vita (sotto forma di segno ankh), davanti alle cui gambe vi è una piccola porta con sopra un ureo con disco solare; dietro segue il dio Heka, che regge delle bende. A sinistra sono Nefti, nel medesimo atteggiamento di Iside, seguita da Anubi “Imyut”, che tiene in mano delle bende e un vaso per la purificazione del defunto. Davanti alle gambe di Nefti corre in verticale l’iscrizione "Che dà vita, stabilità, durata". Sopra la testa della mummia compare il segno dell’occhio con le lacrime che scendono, che evidentemente descrive l’azione di piangere la morte del defunto. Gli ultimi tre registri sono divisi in due sezioni da una colonna verticale di geroglifici (vedi trascrizione). Nel quarto registro sono quattro figure divine, tutte mummiformi e con in mano delle bende, identificabili come i quattro figli di Horo grazie alle iscrizioni con i loro nomi. A destra compaiono Hapi con testa di babbuino e Kebeh[senuf] a testa di falco. A sinistra Amseti e Duamutef. Nel quinto registro compaiono ancora quattro geni funerari mummiformi stanti, che recano anch’essi delle bende in mano; sono però tutti a testa umana e non sono identificati da alcuna iscrizione. Nell’ultimo registro lo spazio curvo restante è riempito da fiori di loto. Il lavoro è certamente di Epoca Tolemaica e proviene con ogni probabilità da un’officina della regione di Ermonti, come mostrano i confronti con i pettorali num. 6968, 6969, 6965 conservati al British Museum, nei quali si ritrovano le stesse iscrizioni.

Iscrizione
Dd mdw in wsir mAat-pA-anx=i sA n Hr-nb=i mAa-xrw ir n nbt pr tA-Sryt-imn mAa-xrw iw.n=k imywt nb tA Dsr di=f ... "Dire: «Oh Osiride Maat-pa-ankh-i, giustificato, figlio di Hor-neb-i giustificato, generato dalla signora Ta-sherit-imen giustificata, viene a te [Anubi] “Imyut”, signore della Terra Sacra, ed egli [ti] concede …»"
Bibliografia

Collezione egizia del Civico Museo di Storia ed Arte di Trieste, a cura di Franco Crevatin, Marzia Vidulli Torlo, con testi di Susanna Moser e dei soci della Casa della Vita, Trieste, Comune di Trieste, 2013, cat. 4.17

Collezione egizia del Civico museo di storia ed arte di Trieste, a cura di Franco Crevatin e Marzia Vidulli Torlo, Trieste, Civici Musei di Storia ed Arte, 2013, cat. 4.17
Consulta OPAC BiblioEst SBN

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