Catalogo dei beni culturali
Musei civici del comune di trieste
ambito culturale: Arte greca
Porzione destra di stele a naiskos in marmo pentelico con sima e antefisse. Lateralmente il rilievo è inquadrato da pilastri piatti con capitello - che reggono un architrave - dei quali si conserva solo quello di destra. Il rilievo mostra l'eroe seminudo steso su una kline mentre regge con la destra una patera rilavorata con muso di pantera. Davanti alla kline, in piedi, si trova una donna di tre quarti con in mano due oggetti rilavorati, una maschera e un calice. Sia l'uomo che la donna sono acefali perché le teste sono state scalpellate. Sopra la kline, sullo sfondo, sono appesi una tunica, una corazza e una spada. Davanti al personaggio recumbente vi sono un serpente, un cratere a volute e un pais nudo. Le lettere presentano evidenti tracce di rilavorazione moderna, riscontrabili soprattutto nel sigma finale del nome del dedicante, nell’ eta dell’articolo divenuto epsilon e nel lamba di BASILEIA trasformato in A.
Un tempo il rilievo era conservato nella chiesa di Sant'Elia ad Atene (de Caylus). Non sappiamo esattamente quando fu acquisito dall'Accademia degli Arcadi Sonziaci, che sicuramente ne era già in possesso nel 1803, epoca a cui risale il catalogo fatto redigere dall'arcade G. de Coletti. Per tentare di ricostruire la condizione originale del monumento e delinearne quindi la tradizione possiamo partire dal disegno edito in DE CAYLUS 1764, pp. 178-179, tav. 55, nr. 1, nel quale la lastra, ancora conservata ad Atene, presenta i personaggi del rilievo ancora dotati delle teste originali. La semplificazione del rilievo - il mantello e la corazza sono divenuti ghirlande, mentre la spada è diventata una sorta di falcetto - risalgono probabilmente allo stesso de Caylus piuttosto che allo schizzo, da cui il disegno deriva, opera dell'abate Fourmont, che ha visto il pezzo ad Atene. La spada divenuta una sorta di falcetto a sinistra, sopra la kline su cui sta distesa una donna, ci dice che probabilmente il disegno è stato copiato invertendolo (vd. la discussione, anche a proposito dell'iscrizione posizionata nel disegno del de Caylus in modo diverso da quello della pietra, in CONZE 1872, pp. 320-325 che ha riconosciuto l'identità tra il pezzo di de Caylus e quello triestino). Le teste originali dovevano comunque essere già rovinate se nello schizzo non era chiaramente individuabile il sesso dei due personaggi. Dal disegno settecentesco si passa poi all'album del 1803 fatto redigere da G. de Coletti, primo bibliotecario e membro degli Arcadi Sonziaci, per illustrare la collezione di antichità (vere e false) degli Arcadi stessi. In questo disegno la testa del personaggio maschile risulta rilavorata e trasformata in una sorta di Giano bifronte coronato (si legge "Giano pacifico" accanto alla testa), mentre quella della donna presenta un'acconciatura elaborata con uno chignon piuttosto evidente, secondo stilemi prettamente classicistici. Se pensiamo che le teste originali fossero piuttosto danneggiate, non è escluso che si sia deciso di scalpellarle e di applicare poi due pezzi posticci. Conforta quest'ipotesi il tipo di scalpellatura ancora visibile, chiaramente destinata a permettere una migliore applicazione delle "integrazioni", come si riscontra anche in altri monumenti della stessa collezione. Da questo momento in poi le edizioni, che si situano nella seconda metà dell'Ottocento (Conze, Pervanoglu), ci mostrano il rilievo con l'uomo bifronte e la donna acefala (probabilmente la testa si staccò o fu ritenuta troppo palesemene posticcia). Alla fine del secolo si deve probabilmente all'allora direttore A. Puschi la decisione di eliminare le parti moderne nei monumenti antichi conservati nel Museo Tergestino. Il rilievo risulta così senza più le teste applicate nelle riprese fotografiche dell'EA, che si datano prima del 1893. Dal disegno del catalogo del de Coletti e dal confronto con il testo del Caylus è evidente che, nel momento in cui le due teste furono applicate, fu rilavorata in diversi punti come l'iscrizione. Le prime lettere conservate dell’iscrizione sono la parte finale del nome del dedicante, che dovevano trovarsi nella metà perduta del rilievo, quella che comprendeva la successione di offerenti, come è usuale su questo tipo di raffigurazioni. Nello schizzo del Fourmont, ripreso dal de Caylus, si legge ASIOS, segno che la frattura era inferiore rispetto a quella attuale. Per quanto concerne infine l'identificazione di Zeuxippos e Basileia, pare legittimo riconoscervi un'epiclesi di Ade e Persefone. Per quanto ne sappiamo esiste solo un'altra dedica a Zeuxippos incisa sopra un frammento di rilievo con eroe recumbente, trovata a Corinto (SEG, XI, 1950, 125 e CANCIANI 1997, VIII/1, p. 488, nr. 2.* con bibliografia precedente).
de Caylus 1764, pl. XV, 1.
Conze 1872, pp. 320-325, tav. 1.
Pervanoglu 1872, pp. 16-17, nr. 11.
CIG, 1, 925. IG, II2, 4645.
Svoronos 1908-1937, p. 128, fig. 250, nr. 540.
Arndt, Amelung, EA, III, p. 11, 595.
Malten 1914, pp. 187-188, fig. 7, nr. 2.
Seidl 1940, nr. 430.
Thönges – Stringaris 1965, p. 75, nr. 42.
Mitropoulou 1977, p. 108, nr. 7.
Dentzer 1982, p. 620, R458.
Canciani 1997, VIII/1, pp. 487-488 e VIII/2, p. 319.
Kunz C., Museo Civico d’Antichità di Trieste, 1879, p. 46
Messina Michela, Un episodio di collezionismo archeologico a Trieste nel primo ‘800 e gli interventi di Sigismondo Dimech, in Atti CMSA n. 18 (2001), p. 305
Mainardis, Aliena saxa, Atti della Accademia nazionale dei Lincei, Roma 2004, p. 23-26 (con bil. Precedente commentata)