Atena/Minerva in marmo da Trieste Teatro romano

ambito culturale: Arte romana

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Oggetto
Statua
Inventario
3136
Collocazione
Civico Museo d'Antichità “J.J. Winckelmann”; Lapidario Tergestino. Sala C
Acquisizione
Deposito; Stato italiano (n. inv. generale 327)
Cronologia
Fine I secolo d.C.
Dimensioni
cm; altezza 129; larghezza 52; profondità 32
Materia e tecnica
Marmo bianco a grana fine
Modalità di reperimento
Trieste, teatro romano
Conservazione
Buono

La figura è priva della testa e del braccio destro che erano lavorati a parte e poi inseriti negli appositi incassi, dalla superficie accuratamente scalpellata. La figura della dea, che indossa corazza con lungo chitone e himation o mantello, è raffigurata stante, con il peso portato sulla gamba destra e la sinistra piegata e flessa indietro. Ha il braccio sinistro piegato con il dorso della mano poggiante sul fianco e doveva avere la testa, coperta da elmo corinzio, rivolta verso la propria sinistra e il braccio destro - che nelle copie di questo tipo è restaurato come sollevato in atto di reggere l'asta - abbassato e disteso lungo il corpo. Il panneggio del chitone ricade in pesanti e profonde pieghe mentre il manto avvolge la figura con la stoffa tesa formante alcune pieghe. La corazza è decorata da piccole squame in rilievo e da serpentelli guizzanti. Anche posteriormente la statua è lavorata, ma con minor cura e resa dei particolari. "La statua di Trieste si può ricondurre a un tipo di Atena noto convenzionalmente come Vescovali. Il tipo è stato datato alla seconda metà del IV secolo a.C. ed attribuito spesso a Prassitele o alla sua scuola. Secondo altri studiosi, invece, il ritmo che domina la figura non sembra essere caratterizzato dall'armonia e dalla flessuosità dei ritmi prassitelici, ma si può piuttosto avvicinare ad un ambiente peloponnesiaco, con una datazione al secondo o al terzo decennio del IV secolo". "Inoltre, nonostante una certa durezza di esecuzione e nonostante le semplificazioni nella resa del panneggio, questa è l'opera, tra quelle provenienti dal teatro romano, che presenta la lavorazione più accurata. I forti effetti chiaroscurali creati dalle pieghe inferiori del chitone e dai solchi del trapano visibili soprattutto nella parte superiore del corpo possono far datare l'esecuzione all'età flavia". L'inconsueta presenza della statua di Minerva all'interno dell'impianto decorativo del teatro triestino è stata interpretata dagli studiosi come un'eventuale "tradizione adriatica" del tipo, come suggeriscono un'Atena Vescovali rinvenuta nel teatro di Fermo e quelle di Nikopolis e di Apollonia in Illiria.

Bibliografia

Il teatro romano di Trieste. Monumento, storia, funzione, Istituto svizzero di Roma 1991, p. 70-72 e p. 112-129

Marzia Vidulli Torlo, Il Lapidario Tergestino al Castello di San Giusto, Rotary Club Trieste 2001, p. 84

La Minerva di Arezzo, catalogo della mostra, Collana Arezzo: idee soggetti immagini, 10, Arezzo 2008, pp. 35-36

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