Apollo in marmo da Trieste Teatro romano

ambito culturale: Arte romana

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Oggetto
Statua
Inventario
3135
Collocazione
Civico Museo d'Antichità “J.J. Winckelmann”; Lapidario Tergestino. Sala C
Acquisizione
Deposito; Stato italiano (n. inv. generale 324); seconda guerra mondiale
Cronologia
Fine I secolo d.C.
Dimensioni
cm; altezza 109; larghezza 65; profondità 43
Materia e tecnica
Marmo bianco a grana fine
Modalità di reperimento
Trieste, teatro romano

La statua acefala, ricomposta con i dodici frammenti rinvenuti nell'iposcenio del teatro, raffigura un giovane nudo, stante, che si appoggia, in posizione di riposo, ad un pilastrino. Il peso del corpoinsiste sulla gamba destra tesa mentre la sinistra è leggermente piegata e portata all'indietro; il braccio sinistro che poggia con il gomito al pilastrino ha l'avambraccio sollevato e reggeva nella mano un oggetto, andato perduto, di difficile interpretazione; il braccio destro, portato indietro, è piegato e poggia con il polso al gluteo. La testa, non rinvenuta, era con ogni evidenza voltata verso la sua sinistra con lo sguardo abbassato verso l'oggetto tenuto in mano. Il pilastrino, a sezione quadrangolare, è semplicemente modanato e porta due segni dell'attaccatura di elementi decorativo-simbolici. La superficie del corpo, trattata in modo morbido, è accuratamente levigata nella parte anteriore, mentre quella posteriore è lasciata più grazza per un evidente inserimento della statua contro una parete o in una nicchia. "La proposta di riconoscervi Apollo... trova forse una giustificazione nelle forme giovanili del personaggio; ma non è escluso che si possa trattare di una figura mitica, quale Narciso o Giacinto, il giovinetto amato da Apollo". "La figura si appoggia al pilastrino secondo uno schema che potrebbe ricordare i ritmi prassitelici. Si deve tuttavia notare come la statua di Trieste non sia riconducibile a nessuno dei modelli statuari comunemente attribuiti allo scultore ateniese o alla sua scuola e, anzi, come essa sia in realtà caratterizzata da un ritmo meno abbandonato di quelli pressitelici, tale da far risultare le spalle quasi alla stessa altezza. Piuttosto l'opera sembra configurarsi come un lavoro eclettico, forse vicino a forme policletee: il motivo del braccio destro piegato e posato sulla schiena con il dorso della mano è analogo a quello del cosiddetto Narciso, appunto di ispirazione policletea, dove è anche presente un pilastro... ".

Bibliografia

Il teatro romano di Trieste. Monumento, storia, funzione, Istituto svizzero di Roma 1991, p. 91-92

Marzia Vidulli Torlo, Il Lapidario Tergestino al Castello di San Giusto, Rotary Club Trieste 2001, p. 84

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